Un Martin Luther King pericoloso ideologo comunista, depravato consumatore di orge sessuali e frequente visitatore di amanti, tra le quali la cantante folk Joan Baez. Questa è la figura che emerge da uno dei più recenti documenti del dossier JFK dissequestrato da Donald Trump, che hanno visto la luce lo scorso venerdì. Tra i 624 documenti ce n’ è uno del 1975 che conferma da parte della Cia che l’ assassino di JFK Lee Oswald non era mai stato un suo agente.
di Flavio Pompetti dal Messaggero del 5 novembre 2017
La pratica di venti pagine che riguarda King invece fu redatta il 12 marzo del 1968, tre settimane prima dell’assassinio del leader di colore, e porta la firma del direttore dell’ Fbi Edgar Hoover. Non si capisce come sia finita nel carteggio del presidente Kennedy, ma quanto alle rivelazioni aggiunge poco di nuovo a quanto già si sapeva delle inchieste effettuate dal Bureau americano nei confronti del ministro di culto battista e promotore dei diritti civili.
I FILM
Le indagini erano state commissionate da John Kennedy, adirato dai continui sotterfugi con i quali King rifiutava di dissociarsi dal suo fedele consulente, l’avvocato newyorkese Stanley David Levison, che era ben conosciuto per le sue simpatie comuniste. Era stato Bob Kennedy al tempo ministro della Giustizia, a passare l’ ordine a Hoover, e più tardi a parlare dell’ esistenza del dossier con il giornalista Anthony Lewis.
I particolari che vi sono inclusi sono persino entrati a far parte di due film di grande popolarità negli ultimi anni: J. Edgar di Clint Eastwood e il finalista dell’Oscar del 2014 Selma, sulla storica marcia per la parità dei diritti civili guidata da King in Alabama.
I TIMORI
Anche Hoover come Kennedy è molto preoccupato dalla possibile affiliazione comunista del dottor King. Il suo rapporto su Levison e sui collegamenti tra il leader di colore e il membro del direttivo del partito dei rossi americani Hunter Pitts O’ Dell è freddo e meticoloso, e non ha nulla del fervore zelota già espresso dal senatore McCarthy.
La voce di Hoover, tormentato da una sessualità ambigua e mai uscita fuori dall’armadio, si accalora invece quando scrive del profilo morale del ministro di culto. Nel febbraio del 1968, si legge del documento, King è a Miami per il primo di una serie di seminari per ispirare altri predicatori a diventare leader civili delle loro comunità.
LA TESTIMONIANZA
Dietro le scene della seduta, secondo la testimonianza di uno dei partecipanti, c’ era stata «ubriachezza, fornicazione e omosessualità». Prostitute bianche e di colore erano state convocate nell’albergo per un’orgia durata tutta la notte nella quale «una varietà di atti sessuali devianti dalla norma» erano stati praticati. In un’ altra scena di orgia a Washington nel ’64 «molti degli astanti erano ingaggiati in atti sessuali naturali e non, e quando una delle prostitute si era rifiutata di prodursi in uno degli atti non naturali, il reverendo King discusse con altri della necessità di iniziarla a tale pratica».
Tutte queste affermazioni sono riportate nel dossier senza il beneficio di ulteriore indagine, e sulla sola base di testimonianze terze.
L’infedeltà del dottor King nei confronti della moglie Coretta è comunque un fatto ben noto. La registrazione sonora di una sua notte d’ amore fu recapitata a casa e ricevuta dalla consorte, insieme ad una lettera anonima che lo invitava a piegarsi sotto il peso della depravazione, e ritirarsi dalla scena pubblica.
Clint Eastwood ha attribuito erroneamente nel suo film quella missiva a Hoover, il quale invece era ben capace di distinguere tra minaccia politica e moralità, e difese per tutto il suo mandato la libertà di King di promuovere la sua battaglia civile.