È la notte del 24 marzo 1976 e siamo in Argentina, uno degli eventi più significativi della storia del XX secolo si sta per verificare: i militari dell’esercito argentino stanno per spodestare il governo presieduto da Isabelita Peron e prendere il potere. Entro breve si presenterà un periodo molto duro per la nazione sudamericana, un lungo periodo fatto di dura repressione, ombre, torture e sparizioni di cittadini. Ma facciamo qualche passo indietro.
di Mauro Pecchia da Il Primato Nazionale del 25 marzo 2016
La morte di Peron e l’inizio dell’instabilità – L’Argentina di metà anni ’70 fu scossa da un momento di grave instabilità politica e sociale, provocato soprattutto dalla morte dell’eroe nazionalpopolare Juan Domingo Peron, il quale ha donato al popolo argentino anni di ricchezza, giustizia sociale e stabilità. Difficile dimenticare i bagni di folla nelle piazze, l’amore che i lavoratori espressero con tutta la loro forza in grandi manifestazioni oceaniche sotto le fiere bandiere del peronismo. Una vera e propria sintesi ideologica che si contrapponeva sia al capitalismo imperialista americano, sia al marxismo internazionalista di stampo sovietico. Un altro dei fattori che determinarono la grave situazione di difficoltà fu certamente il momento di crisi che colpì l’economia americana durante i famosi anni della “stagflazione”, la quale si rifletté automaticamente sull’economia globale. Proprio in questi anni in Argentina iniziavano a formarsi dei movimenti sovversivi, i quali viaggiavano dall’estrema destra all’estrema sinistra, ma avevano tutti un grande sogno in comune: la conquista del potere e la fine dell’esperienza peronista. Tra i movimenti più famosi, che hanno concretamente contribuito a destabilizzare il potere del governo di Isabel Peron, ritroviamo: l’‘Ejército Revolucionario del Pueblo (ERP), gruppo armato d’ispirazione trotskista che già verso la fine degli anni ’60 si era reso famoso per azioni di guerriglia urbana in alcune province del paese; l’Alianza Anticomunista Argentina (AAA), formazione paramilitare diretta e organizzata da José López Rega il quale fu nominato, subito dopo l’inizio presidenza della vedova Peron, Segretario di Stato e fu costretto in seguito a presentare le proprie dimissioni, dopo aver subito l’accusa di aver fomentato le azioni criminali delle bande dell’AAA.
L’inizio della dittatura militare con l’appoggio di russi e americani – Il golpe militare avvenne senza alcuna opposizione, il 29 marzo 1976 il generale Jorge Rafael Videla divenne il presidente del PEN (Podere Ejecutivo Nacional) e quindi de facto la massima autorità del nuovo regime argentino. Molte forze sociali e politiche guardarono con favore l’instaurazione del governo dei militari, ma senza ombra di dubbio coloro che permisero in tutto e per tutto l’inizio della repressione in Argentina furono le due grandi superpotenze dell’epoca: Usa da una parte e Unione Sovietica dall’altra.
Per molti lettori potrà sembrare assurdo questo “strano” binomio, ma in realtà il caso argentino, non fu altro che una delle tante situazioni nelle quali Mosca e Washington si trovarono a braccetto nel corso della cosiddetta Guerra fredda, che non a caso per molti storici contemporanei dei nostri tempi non fu altro che una grande farsa. Ed è proprio in Argentina che questa farsa presenta delle prove molto concrete. Da una parte c’erano gli Stati Uniti, i quali guardavano con favore il crollo della “terza posizione” peronista, la quale rappresentò un vero e proprio modello di indipendenza e di opposizione al grande capitalismo di stampo americano; dall’altra c’era la Russia, patria del socialismo reale, il quale iniziava già diversi anni iniziava a mostrare le proprie falle e che per lo stesso motivo degli USA, ma visto da un altro punto di vista, vedeva come un pericoloso concorrente il peronismo, soprattutto per la sua grande riuscita. Altro fattore importante per la Russia era la presenza di un forte movimento trotskista nell’Argentina degli anni ‘70, non a caso il Partito Comunista Argentino (che guardava a Mosca) diede subito il proprio appoggio al golpe militare e al governo formatosi poco dopo.
Desaparecidos e la fine della dittatura – Il colpo di stato del 1976 fu uno dei momenti più tragici e importanti allo stesso tempo, per la storia del Sudamerica, ma anche per la storia dell’Occidente. L’inizio della fine della dittatura militare avvenne il 29 marzo 1981 quando Jorge Rafael Videla fu deposto da un colpo di Stato, capeggiato dal generale Roberto Eduardo Viola, ma il regime di Videla si portò dietro degli strascichi che ancora oggi riecheggiano nella storia. Il caso più emblematico fu sicuramente quello dei famosi “desaparecidos”, persone letteralmente scomparse dalla faccia della Terra, senza che nessuno abbia mai più avuto loro notizie. Si contano circa 30 mila scomparsi nel nulla, i quali casi furono riportati alla luce soltanto grazie all’intervento di alcuni paesi europei (come l’Italia o la Spagna), che dovettero intervenire direttamente, essendoci molti casi di cittadini scomparsi di origine europea con doppia cittadinanza tra i desaparecidos. Nel dicembre del 1983 fu eletto il radicale Raul Alfonsin, il quale pose fine alla dura repressione durata sette anni.