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La guerra dei Neoborbonici su Fenestrelle: è dibattito rovente

Il dibattito attorno a Fenestrelle e all’internamento nel forte piemontese dei soldati borbonici lealisti sta raggiungendo nei media il calor bianco. Lo dimostra, fra l’altro, il serratissimo scambio di commenti che i lettori di Storia in Rete di diversa opinione stanno facendo sul nostro sito dimostrando una vis polemica e una preparazione superiore alla media. Per questo Storia in Rete dedicherà a questo tema ampissimo spazio e la copertina del prossimo numero. Invitiamo tutti a contribuire al dibattito e ricordiamo che su quelle pagine del Risorgimento che ancora dividono, come il Brigantaggio e le stragi di Pontelandolfo e Casalduni, Storia in Rete ha dedicato numerosi articoli sul numero 76, disponibile come arretrato o in formato pdf.

C’è da restar basiti! Mentre si susseguono i bollettini «della guerra» economica in corso e mentre il Mezzogiorno più di altre aree soffre e stringe la cinghia, c’è chi propone di incrociare i «ferri», ideologici o storici, sostenendo le ragioni del Sud borbonico negletto e «criminalizzato» dalla saggistica odierna. E sì, il libro di Alessandro Barbero edito da Laterza, I prigionieri dei Savoia. La vera storia della congiura di Fenestrelle, non è passato inosservato. Dopo gli attacchi violenti e anche volgari arrivati via web ad un’ora dalla comparsa del tomo sugli scaffali delle librerie («un cumulo di menzogne», «una mistificazione! E’ come far scrivere la storia di Auschwitz a Goebbels») e dopo il rinfocolarsi delle polemiche in seguito alla recensione di Corrado Stajano per il Corriere della Sera, il colpo di scena: sfidiamoci, dicono i neoborbonici a Barbero.

di Rosanna Lampugnani dal Corriere del Mezzogiorno del 18 ottobre 2012 

SI TORNA ALL’ATTACCO – E’ questa anche una replica all’editore Giuseppe Laterza, il quale – attraverso il nostro giornale – non solo ha raccontato la genesi del libro (ai margini delle celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia), ma ha anche chiosato gli attacchi allo storico piemontese definito un razzista, derubricandoli a forme di leghismo rovesciato. Non l’avesse mai fatto! Prese carta e penna (si fa per dire), i neoborbonici sono tornati all’attacco per sfidare a duello – verbale – Barbero e Laterza. E il guanto è stato raccolto: «Il professore è a Parigi per presentare il suo libro Lepanto. La battaglia dei tre imperi ma è pronto al confronto – afferma l’editore – e lo siamo anche noi. Potevamo lasciar perdere tutto e invece non vogliamo affatto sottovalutare chi è portatore di pregiudizi rovesciati, chi è alfiere di quella che può essere definita subcultura: preferiamo discutere apertamente e pubblicamente, coinvolgendo anche storici importanti, perché ci sembra utile. E un po’ anche divertente».

NEOBORBONICI E LEGHISTI – La sfida è stata lanciata con questo messaggio: «Il professor Barbero ha affermato di avere finalmente riportato la verità sui fatti di Fenestrelle e, nello stesso tempo, ha utilizzato una terminologia offensiva e del tutto inappropriata in un contesto da dibattito storiografico definendo i “neoborbonici” artefici di “strumentalizzazioni non si sa quanto in buona fede”, con “invenzioni a uso e consumo delle passioni e degli interessi del presente” mescolando citazioni dal “mare magnum” di internet, fonti archivistiche, passi della Civiltà Cattolica (la rivista dei Gesuiti prima artefice delle “menzogne”) e brani dei (documentati) testi di Del Boca, Izzo, Di Fiore o Aprile (“spudorate reinvenzioni”, “furibonde mistificazioni” con libri “incredibilmente pubblicati da case editrici nazionali” fino addirittura all’affermazione che chiude lo stesso libro con l’invito a non “stravolgere il proprio passato per fini immondi” a p. 316). E se per l’editore Laterza i commenti qui pubblicati rappresentano “la deriva neoborbonica, altra faccia della medaglia leghista” (ma nessuno ha mai visto un “neoborbonico” candidato da circa… 150 anni), questo “stile” di Barbero, a quale deriva si potrebbe collegare e quali reazioni poteva suscitare?».

DIBATTITO DECENNALE – Già, quali? Eccole: «Il Movimento neoborbonico ha inviato al professor Barbero una richiesta di sfida/dibattito (interventi alterni di 3 minuti con clessidra, possibilità di utilizzare “testimoni” e documentazione, luogo e ora da definire) dopo quanto sostenuto nel testo e nei suoi recenti interventi». Tutto questo perché la questione di Fenestrelle – per chi non lo conoscesse: è un piccolo Comune incassato tra i verdissimi monti piemontesi, lungo il fiume Chisone – e dei soldati borbonici che, sconfitti a Capua, furono portati nel forte dopo aver rifiutato l’arruolamento nelle vittoriose truppe savoiarde, è ancora «al centro delle decennali ricerche» dei neoborbonici, i quali custodiscono anche «documenti inediti e ignorati da Barbero».

VINCITORI E VINTI – Sarà, ma basta scorrere le due pagine dedicate alla bibliografia, dove vengono citati 27 testi, per capire che la tesi dello storico ha comunque solide basi, rafforzate anche dallo studio di documenti conservati a Fenestrelle, dove non morirono 8000 giovani, dove non furono sterminati 40mila ragazzi – come sostenuto durante una cerimonia ai piedi del forte – ma certamente si manifestò anche drammaticamente «l’alterigia dei vincitori… espressione spesso di culture allora assai lontane tra loro, aggravata anche dai giornali clericali che soffiavano sul fuoco», scrive Stajano. Insomma, sarà tenzone storica, mentre Beppe Grillo, in un certo senso nel solco dei neoborbonici, suggerisce alla Sicilia di staccarsi dalla Penisola, cioè dal resto dell’Italia.

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Inserito su www.storiainrete.com il 18 ottobre 2012

 

29 Commenti

  1. Francesco Saverio Nitti che fu presidente del Consiglio italiano,nonostante il “razzismo” sabaudo.Il nonno di Nitti fu trucidato dai briganti non ancora patrioti evidentemente…Nessun cantante prezzolato come Eugenio Bennato(un bieco traditore che fa soldi in tutta Italia,invece di emigrare da Juan Carlos o dal papa se fosse coerentte e non un ominicchio),nessun cineasta di quelli organici a molti partiti del nulla nel dopoguerra, nessun teatrante che alla scuola o all’università democratica ha comprato un diploma o una laurea, ci ha mai fatto una canzone,un film, un’opera teatrale sugli eccidi infami dei briganti assassini che hanno spadroneggiato per secoli,salariati dai Borbone. Ibriganti c’erano anche in altre zone d’Italia,ma solo al sud non vengono debellati proprio per merito dei grandi Borboni spesso amici e sodali di delinquenti vari… Ha scritto Ciconte nel libro sul brigantaggio che la repressione fu sempre feroce,anche con i Borbone.Appendevano le teste dei briganti anche loro,dice Spagnoletti nella storia del Regno delle Due Sicilie edizioneil Mulino.Ma nel periodo tra il 1816 eil 1860 si sa d molto poco delle repressioni borboniche antibrigantesche,proprio perchè non c’è libera stampa come avviene invece con i Savoia che consentono subto anche ai loro avversari di esprimere la loro opinione(vedi denuncia delgaribaldino Ferrari in Parlamento già nel 1862 sugli eccessi nella repressione del brigantaggio al Sud).Con gli illuminatissimi Borboni invece possono scrivere solo i lacchè di corte,tipo quell’afflitto di De Sivo,altrimenti c’è la galera.La tendenza a nascondere, a negare tutto, a mistificare i fatti, ad attribuire maggior peso alla forma che alla sostanza resiste ancora nel peggio de Sud e nella cultura della mafia. E’un retaggio della nefasta dominazione spagnola,cui si ricollegano come mentalità e comportamenti tutti i sovrani borbonici ,tranne Carlo III.La mafia,la camorra,il brigantaggio, i cui capi uccidono,taglieggiano e stuprano sistematicamente, altro che patrioti della minchia,altro che genocidi sabaudi non nascono certo nel 1861(addirittura nel 500-6oo per la camorra,molto prima dell’Unità per la mafia) questo lo sanno anche le pecore,ma i pecorai che si credono acculturati e superiori perchè hanno letto qualche libercolo fazioso no.Il padre di Nitti per la cronaca
    combattè assieme a Garibaldi con altre migliaia di italiani Del Sud.L’esercito garibaldino meridionale era composto da decine di migliaia di volontari,per fortuna non eravavamo(allora) tutti briganti venduti al Borbone,Al Papa,a Napoleone III, o agli austriaci come i criminali comuni Crocco e Ninco Nanco, che prima erano garibaldini e poi passarono con i Borbone,non potendo avere dai sabaudi sconti e amnistie per i loro crimini.Crimini comuni ,ampiamente documentati nel libro più completo mai uscito sul brigantaggio,quello di Molfese edito da feltrinelli nei primi anni 6o, uno studioso gramsciano e marxista che non parla solo delle feroci rappresaglie dei Savoia che coinvolgono anche vittime innocenti talvolta.Questo è vero e non credo che nessuno lo neghi.Molfese fornisce una descrizione assai dettagliata azioni delle varie bande brigantesche che in varie zone dell’Italia meridionale,soprattutto In Basilicata, Puglia, Molise,Sannio Ed Irpinia non svolgono solo attività antisabauda, ma depredano ,uccidono,saccheggiano stuprano ,vessano gli abitanti dei paesi che non stanno dalla loro parte. Il quadro è molto diversa da zona a zona,non esiste un’unica spiegazione dei fenomeni per tutto il Sud,come ha scritto l’ottimo storico sicilano Lupo nel suo recente saggio.Come è che questi fenomeni si verificano solo nella 2nda parte del 1860,cioè dopo che l’esercito garibaldino si è sciolto?Come mai Garibaldi arriva a Napoli indisturbato, accolto trionfalmente, e non diciamo panzane sulla camorra,perchè Ferdinando II ,leggi Barbagallo a altri in merito, era in ottimi rapporti con camorristi e criminali comuni di cui si è sempre servito, altro che Garibaldi che doveva abbattere un regno scioltosi come neve al sole,nonostante fosse questo grande Regno indipendente e legittimo(cioè gradito alle grandi potenze dell’epoca fino al 1860 altrimenti l’avrebbero stracciato e distrutto come e quando volevano).Garibaldi non può certo mettersi a fare l’analisi del sangue ai volontari,ha bisogno di uomini per abbatere un regno,non è un diplomatico o un uomo di Stato .Diverso è l’atteggiamento dei Savoia quando si insediano. Hanno bisogno di un riconoscimento internazionale e si discostano dai Borbone che hanno sempre fatto uso e continuano a fare ricorso ai tagliagole.Tra i filoborbonici esisteva anche gente in buona fede certo.non tutti erano briganti.Ma se fossero stati in maggioranza Garibaldi non avrebbe vinto e i Savoia non sarebbero mai arrivati e noi saremmo rimasti isolati dal mondo una specie di Algeria o Tunisia,questo era il livello medio della nostra economia,cultura e società. questa è la verità dura da accetare per chi sostiene che il regno di Napoli era una grande potenza europea… é opprtuno Leggere in proposito Beales e Biagini sul risrgimento italiano e l’unificazione o la Zamagni sull’economia europea dall’Ottocento al’integrazione europea sempre del Mulino.Questi sono libri degni di lettura non certo i libelli scritti da Aprile o Del boca che sembrano scritti da cocainomani.

  2. Ernesto, io già l’ho detto chi sei. “Ernrsto a Foria”. E’ colpa tua se non ti sei informato chi era. Vuoi fare il “calabrese” e fa il calabrese.Confermi però la mia opinione che tu di storia non conosci un “tubo”. E poi “le pecore” pascolano per i monti e dalle tue parti ce ne sono molti: Nupo da Napoli.

  3. Per” Ernesto a Foria” e per Marco, eruditevi un pò. Ernesto scrive:”mentre il meglio del Sud resta disoccupato o deve emigrare, come all’epoca dei Barboni,” . Ignorante, l’emigrazione nel Regno delle Due Sicilie inziò dopo l’unità. O brigante, o emigrante.
    Ho visto ” il livello medio della nostra economia,cultura e società ” di oggi. Certamente stavamo meglio 151 anni orsono. E in quanto a Garibaldi e la camorra…..
    Chi ti paga, Ernesto,anche a te, per continiuare a denigrare, dopo 150 anni?
    Nupo da Napoli.

    http://youtu.be/6F0N2xOh94s
    http://youtu.be/89Z8u2cNltk

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