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da Repubblica del 14 giugno 2012
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La raccolta, iniziata nel 1980, era custodita in un capannone nel paese di Ronciglione, nei pressi di Viterbo, comprato da Borellini quando si è reso conto che ogni anfratto della sua abitazione era invaso da giornali. Fin quando ha potuto pagare la rata del mutuo, Borellini ha continuato a riempire scatoloni e stiparli nelle scaffalature; ma quando Diliberto gli ha comunicato che non era più in grado di pagargli lo stipendio, ha dovuto interrompere i pagamenti mensili. Tempo qualche mese e la banca ha messo in vendita il fabbricato.
Nel tentativo di salvare la sua creatura, Borellini ha cercato con ogni mezzo di trovare un istituto universitario, una biblioteca, un comune che fossero interessati ad acquisire (gratis) la raccolta e che si prendessero l’impegno di portarla avanti negli anni a venire. Molti si sono detti interessati, ma nessuno è stato in grado di trovare i 40mila euro necessari per trasportare e sistemare l’emeroteca.
Sembrava quasi fatta con il comune di Torino: “Fassino – racconta Borellini – ha mandato anche un tecnico a ispezionare il capannone per organizzare il trasporto. Ma poi sono spariti”. Ieri l’epilogo. A Borellini è stato solo concessa la possibilità di decidere dove trasportare tutto il materiale, “un po’ come a un condannato alla pena capitale cui viene concesso di scegliere di che morte morire”, commenta con vena melodrammatica. La scelta è caduta sulla cartiera di Canino, che trasformerà le migliaia di tonnellate in 8 mega bobine di carta che forse serviranno a produrre nuovi giornali.
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Inserito su www.storiainrete.com il 17 giugno 2012