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Torna Elena di Savoia. La salma riportata di nascosto in Italia

È tornata in gran segreto, con la discrezione con cui visse. Ma anche come se fosse una vergogna. La salma di Elena di Savoia, la penultima regina d’Italia, è di nuovo in Italia, deposta nel santuario di Vicoforte, vicino a Mondovì, in provincia di Cuneo e il pronipote Emanuele Filiberto di Savoia, contattato dal Giornale, fa trasparire il dispetto per un rientro semiclandestino di un corpo che invece avrebbe meritato di essere celebrato con gioia e orgoglio.
di Andrea Cuomo del 16 dicembre 2017
Più diplomatica la nipote Maria Gabriella di Savoia, che ringrazia in un comunicato «il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, che ha permesso il trasferimento della salma in Italia». Per Maria Gabriella di Savoia questo è solo il primo passo in vista della riabilitazione e del ricordo del nonno. Vittorio Emanuele III, che abdicò nel maggio del 1946 in favore del figlio, Umberto II, che regnò per un mese fino al giorno del referendum che vide la vittoria della Repubblica e quindi la fine della monarchia. Vittorio Emanuele fuggì dall’Italia, trovò rifugio ad Alessandria d’Egitto dove morì settant’anni fa, il 28 dicembre 1947. La vedova rimase invece esule in Francia e morì a Montpellier nel 1952. Nel messaggio di ieri Maria Gabriella parla «a nome dei discendenti della coppia reale che visse 51 anni di matrimonio insieme agli italiani nella buona e nella cattiva sorte».

Elena era nata Jelena Petrovi-Njego a Cettigne, l’8 gennaio 1871. Era la sesta figlia di re Nicola I del Montenegro e di Milena Vukoti, e dopo il matronomio con Vittorio Emanuele III, celebrato il 24 ottobre 1896 al Quirinale (alla funzione religiosa, celebrata nella basilica romana di Santa Maria degli Angeli la madre di Elena non partecipò perché ortodossa osservante), divenne la seconda regina d’Italia. La coppia reale ebbe cinque figli: Iolanda, nata nel 1901 (e morta nel 1986), Mafalda (nata nel 1902 e morta nel 1944), Umberto, poi re per un mese, nato nel 1904 e morto nel 1983, Giovanna, nata nel 1907 (e morto nel 2000) e Francesca di Savoia, nata nel 1914 e morta per ultima, nel 2001, all’età di 87 anni.
Elena fu una regina tenera e discreta, capace di tenersi sempre lontana dalle beghe politiche nel corso di un quasi mezzo secolo drammatico e controverso, fu una moglie e una madre che si dedicò a numerose iniziative caritative e assistenziali che la resero amata e popolare tra i sudditi. Fu proclamata Serva di Dio in occasione dell’apertura del processo di canonizzazione. La figura di Elena ha ispirato anche scrittori e poeti – molti dei quali non proprio vicini alla monarchia. Tra essi Gabriele d’Annunzio che la cantò nella IV Preghiera per l’Avvento delle «Laudi del Cielo, del Mare, della Terra e degli Eroi».

5 Commenti

  1. C’è un grave errore nell’articolo ripreso da “Il Giornale”: Vittorio Emanuele III non fuggì in Egitto ma ci andò –
    con la moglie – tranquillamente una volta abdicato, così come si usava non solo tra i sovrani di Casa Savoia

  2. Condivido le affermazioni di entrambi i commentatori soprastanti. Mentre le baby-gang rendono il territorio italiano un far west invivibile, trovo francamente incomprensibile “la indignazione” della Comunità Ebraica per il rientro delle salme di Elena e Vittorio Emanuele III, avvenuto, oltre tutto di nascosto. Ho acquistato, avendone avuta notizia leggendo un’altra serie di commenti sul Vostro sito, il testo del dott. Alessandro De Felice su Umberto II ed il mistero dell’archivio scomparso di Casa Savoia per il ‘900 e la seconda guerra mondiale. La Storia della II guerra mondiale non è stata per nulla ancora scritta. Lo dovrà essere senza limitazioni o divieti imposti dall'”alto”. Nessuno in nessun Paese del mondo ed in ogni epoca, deve avere giurisdizione sulla Verità e nessuna coercizione alla ricerca deve essere posta. Voltaire avrebbe vissuto invano altrimenti.

  3. Caro sig.Lamberti,
    mi associo a quanto lei ha saggiamente scritto (ho letto anch’io il libro di De Felice).La condivido in pieno.
    I miei più sentiti auguri digiuni bene.
    Con dtima

  4. Dopo aver letto l’anteprima di questo numero non posso fare a meno di acquistare la rivista. Voglio rendermi conto di quanti salti mortali e arrampicate sugli specchi possa aver fatto Luciano Garibaldi per “riabilitare” la figura del mezzo feto rientrato nell’Italietta di Mattarella & C. In effetti mancava l’ultimo tassello che ha riunito “idealmente” l’Italia storica del tradimento monarchico-badogliano dell’8 settembre (poi sulla “fuga” del re e sulla ritirata germanica dall’Italia orchestrata da Wolff c’è molto da raccontare, ma questa è un’altra storia) con quello repubblicano ciellenista, i cui discendenti attuali, che grufano nelle porcilaie speculari destre-sinistre, sono alacremente all’opera per completare la demolizione dell’Italia e il definitivo annichilimento del popolo italiano.
    E il mezzo feto è giunto proprio al posto giusto e al momento giusto.

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