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Storia in Rete n. 156, ottobre 2018

Gli stupri di guerra sono stati improvvisamente riportati alla ribalta nei giorni scorsi dalle recenti assegnazioni del Nobel per la pace. Ma per quelli commessi in Italia dalle truppe coloniali francesi durante la Seconda guerra mondiale non c’è ancora giustizia. Eppure, nei mesi scorsi la procura militare ha finalmente aperto un’inchiesta. Dopo 75 anni.

Delle reali dimensioni storiche del fenomeno, del suo inquadramento e delle responsabilità parla Pierluigi Romeo di Colloredo in un lungo e documentato articolo, che probabilmente non piacerà oltralpe… Alla questione delle marocchinate in Ciociaria, si aggiungono poi quelle commesse ovunque i goumiers abbiano messo piede: dalla Sicilia alla Toscana, fino all’isola d’Elba. E poi i casi familiari, in un’Italia in cui essere violentata era ancora una vergogna per la vittima, che poteva anche finire sepolta viva in un manicomio pur essendo sanissima…
Storia in Rete di ottobre poi analizza le leggi razziali a ottant’anni dalla loro promulgazione e quindi apre un capitolo su due lati oscuri del Risorgimento: il mistero della morte di Ippolito Nievo, scomparso nel naufragio della “Ercole” con tutte le carte amministrative sulla Spedizione dei Mille, e la figura dell’ammiraglio Persano, il gran sconfitto di Lissa che pochi anni prima fu la longa manus di Cavour nel vasto piano di corruzione delle forze armate borboniche.
E ancora, l’epopea di Ernesto Cabruna, il “carabiniere volante” che durante la Grande Guerra attaccò da solo contro undici aerei austroungarici; Annibale sulle Alpi: da dove passò l’enorme esercito (con tanto di elefanti) del condottiero cartaginese? Filippo II di Spagna, un re pacifico costretto a far guerra su tutti i fronti; l’eccidio dei Romanov: un nuovo libro di Luciano Garibaldi fa il punto sulla strage della famiglia imperiale russa.
Tutto questo e molto altro su Storia in Rete di ottobre!!

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5 Commenti

  1. Ho comprato la rivista sulle “marocchinate” molto interessante. Si dice però che l’occupazione italiana in Francia fu “blanda” Ma nel (Central register of war criminals and security sospects) ci sono italiani responsabili di omicidi e torture in Francia. Mai giudicati come gli altri 1000 italiani circa della stessa lista,per cose analoghe in Grecia,Africa,Balcani. In Francia “la Battaglia di Algeri” di Pontecorvo è un film vietato. In Italia ” Il Leone del deserto” sugli italiani in Libia è vietato…. perchè tutti indicano le porcherie altrui e negano le proprie? A quando un bell’articolo sui crimini di guerra italiani(rossi, neri, bianchi..) tutti insieme però. Saluti

    • Abbiamo già messo a confronto la diversa entità delle violenze commesse dagli italiani e dagli iugoslavi durante l’occupazione italiana di quel paese (e i nostri ne escono molto meglio di quanto vogliano far credere certi sedicenti storici buoni solo a fare cherrypicking).
      Se ci sono documenti su eventuali violenze italiane durante l’occupazione della Francia, non ci sarà nessun problema a parlarne e a fare tutti i confronti del caso.
      Perché – naturalmente – “blando” è sempre un termine relativo. E quindi, senza dati numerici e senza confronti non si può smentire questa affermazione…

  2. Agli italiani il nome di Arbe non dice nulla, non richiama alcun significato metaforico o simbolico. Eppure nel corso della Seconda guerra mondiale proprio sull’isola di Rab (Arbe in italiano) era stato creato il peggior campo di concentramento italiano, dove vennero internati decine di migliaia di cittadini jugoslavi, soprattutto civili, donne e bambini. Un crimine che non ha mai trovato giustizia, vista la mancanza di una «Norimberga italiana» alla fine del conflitto; una pagina nera della nostra storia, che non ha mai avuto spazio nei manuali scolastici e nelle
    C’è un’anomalia storica nel nostro paese, che riguarda la memoria della Seconda guerra mondiale. Per una serie di ragioni – storiche, politiche, psicologiche – abbiamo rimosso gran parte dell’esperienza di conflitto precedente all’Armistizio dell’8 settembre 1943 e tutto il Ventennio precedente viene riscattato dall’esperienza partigiana, che ricrea dalle ceneri del fascismo un’Italia nuova e democratica. Della guerra dal 1940 al 1943 rimangono nella memoria pubblica pochi sprazzi, spesso legati a pellicole cinematografiche di successo: la ritirata dalla Russia, magistralmente raccontata in Italiani brava gente; la sconfitta nel deserto africano, descritta in El Alamein; le atmosfere da vacanza coatta di Mediterraneo. Sono in definitiva episodi di sconfitta: nell’immaginario collettivo gli italiani appaiono sempre solo come vittime della guerra e del regime. Eppure il nostro esercito, l’esercito fascista, aveva pure ottenuto dei successi; o meglio si era trovato dalla parte dei vincitori tedeschi, imponendo il suo dominio, fino alla catastrofe del 1943, su una parte consistente dei Balcani. In quest’area così significativa per l’imperialismo italiano il regime aveva impiegato le sue migliori risorse militari, diplomatiche e propagandistiche, arrivando a schierare fra i seicento e i settecentomila uomini. Circa metà dell’intera fanteria a disposizione dell’esercito italiano ha dunque vissuto l’esperienza di un’occupazione militare in territori animati dalla resistenza contro gli invasori: ha combattuto in pratica contro i partigiani. Un’esperienza dura, complessa, difficile da comprendere e da descrivere, difficile da ricordare. L’occupazione italiana è fatta di chiaroscuri: episodi di solidarietà, di aiuto alle popolazioni, con la difesa dei civili serbi dalle stragi commesse dai fascisti croati ustascia; ma anche crimini terribili, ordinati con cinismo da generali senza scrupoli, come la cattura di ostaggi, le fucilazioni dei sospetti, la distruzione di interi villaggi. E infine le deportazioni: centomila persone internate in Lager che non sono campi di sterminio (non hanno camere a gas o forni crematori) ma portano alla morte per inedia di circa cinquemila persone, 1.500 solo ad Arbe.
    Ecco, siamo tornati ad Arbe, la piccola isola della Dalmazia, una specie di paradiso terrestre che si trasforma in un inferno per chi vi finisce rinchiuso nei quattordici mesi in cui il campo è attivo, tra il giugno del 1942 e il settembre del 1943. Eppure proprio Arbe può essere considerato un caso esemplare delle contraddizioni del sistema d’occupazione italiano. Qui, accanto alle baracche dove muoiono di stenti i civili jugoslavi, viene creato un campo speciale per ebrei. Si tratta di profughi provenienti da tutta Europa, vittime delle persecuzioni naziste, rinchiusi ad Arbe col preciso scopo di sottrarli allo sterminio. E così, mentre le massime autorità si affannano per salvare queste vittime innocenti, nel Lager per slavi si continua a morire di fame, suscitando i cinici commenti del generale Gambara: «Campo di concentramento non significa campo di ingrassamento. Individuo malato = individuo che sta tranquillo».
    Da qualche ora si è spenta l’eco del Giorno del Ricordo, la data commemorativa istituita nel 2004 in omaggio alle vittime delle violenze (molti gettati nelle foibe) sul confine orientale alla fine della guerra, e ai profughi dall’Istria e dalla Dalmazia. Ricordare significa innanzitutto conoscere, capire. È questo il modo migliore per onorare le vittime, tutte, da una parte e dall’altra, di una guerra ingiusta. Il ricordo dei nostri caduti, dei nostri deportati nel Terzo Reich, delle vittime delle violenze jugoslave deve necessariamente essere affiancato dalla ferma condanna delle responsabilità storiche dell’imperialismo fascista. C’è bisogno che questa conoscenza, questo riconoscimento, diventi memoria pubblica, senso comune.
    da “La Stampa” noto giornale comunista e sovversivo

  3. Non ho trovato su Storiainrete niente sui crimini di guerra italiani mi date il link per trovare gli articoli? grazie
    Intanto qui sotto vi lascio in link coi nomi dei “nostri” valorosi soldati tutti e mille ingiustamente sospettati di crimini di guerra.( non mancano quelli accustai dalla Francia) L’unico che fece una brutta fine fu il comandante Cuiuli che dirigeva il famigerato campo di Arbe citato qui sopra dalla Stampa. Alla chiusura del campo fu linciato da alcuni internati superstiti. il generale Roatta se la svignò in Spagna da Franco…come altri e come cercò di fare lo stesso Duce…che aveva detto “Se indietreggio uccidetemi”…alcuni lo presero alla lettera e poi si fregarono la Cassa con cui (si dice) comprarono Botteghe oscure…lasciando le carte compromettenti agli inglesi..
    http://www.criminidiguerra.it/Crowcass1.shtml

  4. —Ebrei deportati nei Lager dall’Italia 6806
    Catturati dagli italiani da soli = 1951
    da italiani e tedeschi insieme = 332
    da tedeschi da soli=2444
    dato ignoto 2079
    Di cui 733 bambini.
    Si parla sempre di Perlasca , Palatucci e di tutti gl italiani “buoni”, durante il giorno della Shoah . Perchè non si parla mai di quelli che hanno contribuito all’olocausto ??
    E’ stato mica solo Mussolini con le leggi razziali che alcuni tentano di scagionare dando la colpa aquell’altro genio di Re Sciaboletta che le ha firmate….
    C’è anche un libro intitolato “Carnefici italiani” perchè si parla solo dei “Giusti” e mai degli “Ingiusti” ??
    I cattivoni sono sempre gli altri noi siamo “brava gente” ….

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