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Storia in Rete n. 107 – settembre 2014

Storia in Rete di settembre si dedica a due casi legati a doppio filo alle carte di Mussolini: si apre con la vicenda Guareschi-De Gasperi: possibile – come sostiene un recente saggio – che su questa vicenda possa essere stata scritta la parola “fine”? Evidentemente no, e Storia in Rete vi spiega perché. Poi, documenti inediti: se le clausole del Lungo Armistizio del 1943 rimasero segrete fino a dopo la fine del conflitto, Mussolini ne venne informato. Ma perché non fece rivelare gli sconvolgenti articoli della resa incondizionata alla sua propaganda? Dalle carte sparite (o ritrovate) a quelle che rischiano d’essere disperse: possibile che l’Archivio Centrale dello Stato debba essere “delocalizzato”?

E ancora, il Bimillenario della morte di Augusto: l’ennesimo “anniversario mancato”, per un motivo ben preciso: Augusto è un grande della Storia che oggi risulta del tutto “politicamente scorretto”. Anzi, ci sarebbe la fila per denunciarlo… Imperialista, maschilista, omofobo, nemico dell’immigrazione, apologeta del “deprecato dittatore”… Poi, Medioevo sotto le lenzuola: un nuovo saggio racconta la vita quotidiana nei “secoli bui”, e non poteva mancare un capitolo sui piaceri della carne. Dal Medioevo al Risorgimento: cade in questi giorni il 150° del passaggio di capitale da Torino a Firenze. Un trauma per l’Italia appena riunificata. Quindi Storia in Rete va a colloquio con Giampaolo Romanato sulla sua biografia di papa Pio X, finalista al premio Acqui Storia. E – ultimo ma non ultimo – Hayao Miyazaki, il maestro dell’animazione giapponese che nel suo ultimo film sospeso fra storia e sogno omaggia l’Italia e il suo grande genio Gianni Caproni.   Tutto questo e molto altro su Storia in Rete di settembre!!

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13 Commenti

  1. La vera domanda è: “Dove risiede il Burattinaio del Sistema che ha pianificato l’operazione eseguita da Mimmo Franzinelli nell’attesa (messianica) che, dopo 70 anni, la ricerca d’archivio prenda finalmente il posto della propaganda celebrativa volta a trasformare la Resistenza in oggetto di culto mediatico-scolastico?”

  2. La manipolazione della documentazione sul dossier DE TOMA (autentico al 50%) effettuata da Mimmo Franzinelli nel Suo “L’arma segreta del Duce” è troppo grossolana e marchiana perché gente come Paolo Mieli e Sergio Romano non siano stati in grado, causa la loro impreparazione storico-politica ed investigativa, di stigmatizzarla e relegarla nell’ambito della sola propaganda da assemblea di liceo degli anni ’70. Questo è grave. Basterebbe fare sapere all’opinione pubblica italiana ed internazionale che Enrico De Toma, dopo un incontro con Giulio Andreotti nel 1952, fu corteggiato dal SIFAR nella persona del colonnello Costa che invitò il De Toma a Palazzo Baracchini, sede del Ministero della Difesa della Repubblica italiana. Invito accettato. Chi vuol capire……..capirà!

  3. (dall’estero) dimentichiamo le puerilità filofasciste che erano da prevedere su questa pagina, e stiamo sul terreno professionale. Benché non avendo che disprezzo per ciò che ha fatto Franzinelli questa volta non posso andare d’accordo con Alessandro De Felice laddove scriveva il 14 settembre 2014 a proposito di lui : “non ha la minima competenza” (sic). Benche non essendo egli autore di interpretazioni originali è un ricercatore di buona competenza. Ed è proprio… questo, la sua colpa : è venuto -questa volta- mettere la sua penna al servizio di una cagateria.

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