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di Dino Messina dal blog del “Corriere della Sera” “La nostra storia” del 18 dicembre 2011
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A promuovere l’idea, in un’intervista di Emanuele Mastrangelo sul mensile diretto da Fabio Andriola, sarà Marco Pizzo, direttore del museo del Risorgimento di Roma, che ne aveva già parlato in ottobre a Radio 24 nella trasmissione Melog 2.0 di Gianluca Nicoletti. C’è chi ancora pensa che un’iniziativa di questo tipo possa contribuire a dare una visione positiva del regime, se non configurarsi come apologia del fascismo. E argomenta che, a differenza della Germania, il nostro Paese non ha mai fatto i conti con il proprio passato. Saremmo quindi ancora immaturi. Niente di più sbagliato, perché dopo decenni di studi e dibattiti storiografici ampiamente maturati dall’opinione pubblica, le famose rimozioni (dell’una e dell’altra parte) sono state spazzate via. Il fascismo è storia a tutti gli effetti e come tale può essere rappresentato non soltanto attraverso film drammatici o caricaturali, ma in un museo o in una sezione di un museo di storia nazionale (che l’Italia inspiegabilmente non ha ancora realizzato) dove a parlare sarebbero i documenti veri (fotografie, opere d’arte, documentari filmati, reperti e cimeli di varia natura). Un buon punto di partenza potrebbe essere costituito dalle 24 casse custodite a Roma presso l’Archivio centrale dello Stato, dove è raccolto parte del materiale utilizzato per la spettacolare «Mostra della rivoluzione fascista» inaugurata il 28 ottobre 1932 al Palazzo delle esposizioni nel decennale dell’avvento del regime. Quei documenti, classificati venti anni fa, sono a disposizione degli storici. È tempo di mostrarli a tutti gli italiani. Senza paura di apologie.
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Inserito su www.storiainrete. com il 18 dicembre 2011