Sergio Romano su “Il Corriere della Sera”
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Quali circostanze? Vi fu un lungo periodo durante il quale Gheddafi si definì «punto d’appoggio della rivoluzione mondiale» e non smentì, tra l’altro, di avere sostenuto finanziariamente l’Ira (Irish Republican Army) contro un Paese, la Gran Bretagna, «che ha umiliato gli arabi per secoli ». Quando lo storico del colonialismo Angelo Del Boca cercò di comporre una lista delle «lotte di liberazione» in cui il colonnello libico è intervenuto con il suo denaro, ne venne fuori una carta geografica che comprende Mauritania, Rhodesia, Namibia, Isole Canarie, Oman, Angola, Sud Africa, Thailandia, Filippine, Colombia, Salvador, Kurdistan, Nuova Caledonia, Vanuati, Nuove Ebridi. Non basta. I leader di alcuni Paesi arabi lo hanno accusato di avere tramato contro i loro regimi e le loro persone; i leader di alcuni Paesi africani (il Ciad per esempio) di avere attentato alla loro indipendenza. A chi scrive non sono piaciute né l’incursione di Reagan contro Tripoli nell’aprile 1986, né la guerra di George W. Bush contro l’Iraq nel marzo del 2003. Ma nel processo celebrato da Gheddafi contro gli Stati Uniti e l’Occidente, il pubblico ministero è l’uomo che ordinò l’assassinio di alcuni dissidenti libici all’estero, invase il Ciad ed è oggettivamente responsabile dell’attentato contro un aereo della Panamerican nel cielo scozzese di Lockerbie (270 vittime). La giustificazione del terrorismo, in bocca a Gheddafi, risveglia ricordi di un passato che il colonnello dovrebbe cercare di coprire con un velo di pudore.
Nelle parole pronunciate ieri dal leader libico vi è infine anche imprudenza politica. Bush commise molti errori strategici e tattici, ma combatté il fanatismo islamico, vale a dire il movimento che ha maggiormente insidiato negli scorsi anni la vita del colonnello e la stabilità del suo regime. Vi fu un lungo periodo durante il quale Gheddafi fu stretto in una morsa fra l’ostilità americana e le minacce della Fratellanza musulmana. Se è ancora al potere e può visitare liberamente uno Stato europeo, lo deve in buona parte al patto con gli Stati Uniti e con l’Europa degli scorsi anni, quando rinunciò alle armi nucleari ma ottenne in cambio la revoca dell’embargo e la ripresa dei rapporti diplomatici con Washington. Quando parla del passato Gheddafi non può ricordare soltanto quello che serve al suo compiaciuto autoritratto di liberatore dell’Africa. Conviene anche a lui, non soltanto a noi, parlare soprattutto del futuro.
Sergio Romano
12 giugno 2009
inserito su www.storiainrete.com il 29 giugno 2009
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