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Se il peggio è già accaduto più volte ecco una lezione per noi, oggi

Medioevo prossimo venturo

Ho preso a prestito il titolo di questo blog dall’omonimo libro di Roberto Vacca, poiché, secondo il mio modesto parere, si tratta di un’opera che può essere considerata un classico: scritta un bel po’ di tempo fa (1971) nel corso degli anni l’ho consigliata a decine di studenti e a tante altre persone. Per chi non ne ha mai sentito parlare potrebbe, a prima vista, sembrare una trasfigurazione letteraria in chiave apocalittica di un mondo destinato a recedere al medioevo, quello “un po’ oscuro” tanto caro alla storiografia romantica.

Ma tralasciando questo aspetto epistemologico, e prendendolo nella sua accezione presente nella vulgata, il medioevo diventa sigma certo di una recessione, ma non correlata all’escatologia di religiosa, come forse verrebbe da pensare in prima battuta.

Per Vacca, l’involuzione non sarebbe da imputare a punizioni divine di varia origine, bensì, come recita il sottotitolo del libro a “La degradazione dei grandi sistemi”. Emblematicamente il primo capitolo si intitola “Quando arriveremo in ginocchio”… E non ha bisogno di esegesi. Per avere una conferma, pur minimale, dell’attualità delle tesi di Vacca, basta dare un’occhiata dentro la micro-quotidianità di ognuno di noi: se si ferma il computer il nostro lavoro può bloccarsi irrimediabilmente; basta un perfido virus che circola in Rete, per mandare tutto all’aria. E che dire dello smartphone? Se manca la corrente, si ferma quasi tutto, compreso il telefono fisso. E avanti, sempre guardando alle fonti energetiche. Non entriamo nel merito del Covid, poiché il parametro epidemie ai tempi di Vacca non era contemplato e che, dal 2020, non potrà più essere escluso da qualunque tipo di valutazione sul futuro dell’uomo.

I temi che propone questo libro, anche a distanza di anni, sono attualissimi e se orientati quel tanto che basta per attualizzarli un po’, ci si rende conto che vista lunga ebbe Roberto Vacca. Lo scenario distopico è oggi enfatizzato da tutta una serie di voci – competenti o meno – che ripetono come un mantra cosa non si deve più fare, senza però avere un’idea chiara su che cosa di debba invece fare, ma globalmente. Irrimediabilmente anche la questione ambientale finisce per essere bloccata dai ceppi delle ideologie, che allontanano ancora di più dalle soluzioni.

Chi scrive non ha nessuna competenza: e come tutti gli incompetenti consapevoli, è provvisto di quel po’ di modestia che dà la forza di documentarsi e di ascoltare prima di parlare. Leggere oggi Medioevo prossimo venturo può essere una buona opportunità per comprendere che la degradazione dei grandi sistemi è già in atto che, se il terribile è già accaduto, forse dovremmo cominciare a considerarci specie a rischio.

FONTEMassimo Centini
Massimo Centini, laureato in Antropologia Culturale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Ha lavorato a contratto con Università e Musei italiani e stranieri. Docente di Antropologia culturale presso la Fondazione Università Popolare di Torino; insegna “Storia dell’Antropologia” ai corsi organizzati da MUA – Movimento Universitario Altoatesino – di Bolzano. Ha pubblicato numerosi saggi con Mondadori, Piemme, Rusconi, Newton & Compton, Yume, Xenia, San Paolo e altri. Alcuni dei suoi volumi sono stati tradotti in varie lingue.

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