Home Storia militare Ritrovato il relitto dell'Artigliere, cacciatorpediniere affondato nel 1940

Ritrovato il relitto dell'Artigliere, cacciatorpediniere affondato nel 1940

Una nave riemersa da mare, come un monito che ci viene direttamente dal passato. La Regia Nave Artigliere, cacciatorpediniere della flotta italiana durante la Seconda guerra mondiale, è stata identificata sul fondo del Mediterraneo al largo di Malta, in una fossa a 3600 metri di profondità.
di Ivan Francese da  del 06/06/2017
Il merito della scoperta, incredibile per le condizioni in cui è avvenuta, va ascritto al team oceanico di Paul Allen, il co-fondatore di Microsoft, appassionato di esplorazioni sottomarine. Grazie all’impiego di un sonar a scansione ultramoderno e di un sottomarino robot, oggi siamo in grado di osservare le prime immagini del relitto adagiato sul fondo del mare, eccezionalmente ben conservato dopo 77 anni in acqua.
L’Artigliere venne varato il 12 dicembre 1937 ed entrò in servizio quasi un anno dopo, il 14 novembre del 1938. Nella notte fra l’11 e il 12 ottobre del 1940 partì dal porto di Augusta al comando di una squadriglia d’assalto mobilitata per intercettare una squadra navale inglese avvistata ad est di Malta.
Il confronto, però, si rivelò ben presto impari. La prima unità britannica avvistata nelle acque del Mediterraneo centrale fu l’incrociatore Hms Ajax. Che non solo era l’avanguardia dell’intera Mediterranean Fleet – forte di 4 corazzate, 2 portaerei, 6 incorciatori, e 16 caccia, impegnata nella scorta ad un convoglio – ma era anche equipaggiato con il radar. Uno strumento sperimentale per l’epoca e sopratutto sconosciuto alla Regia Marina.
Pur colpito quattro volte, l’Ajax riuscì ad evitare i siluri dell’unità italiana, che ben presto venne cannoneggiata da distanza ravvicinata. In preda agli incedi e con il motore in avaria, l’Artigliere diventò carne da macello. Prima di finirlo con i siluri, l’incrociatore pesante Hms York, sopraggiunto nel grattempo col resto della flotta inglese, segnalò con le bandiere di abbandonare la nave.
Ma ormai era troppo tardi: il comandante Carlo Margottini, ferito mortalmente, spirò sulla plancia mentre incitava gli equipaggi a resistere. Solo 100 uomini, su 250 dell’equipaggio dell’Artigliere, si salveranno. Gli altri riposeranno per sempre sul fondo del mare, dove da poco è stata ritrovata la loro nave.

3 Commenti

  1. Sarebbe davvero interessante e commovente se il team oceanico di Paul Allen esplorasse e scoprisse i resti delle navi coinvolte nella tragedia di Capo Matapan (28 marzo 1941) in cui andò annientata la prima divisione incrociatori (Zara, Pola e Fiume) e metà della IX squadriglia cacciatorpediniere (Alfieri, Carducci, Oriani e Gioberti) con quasi 3000 marinai morti.
    Mio padre, imbarcato sul Carducci, fu uno tra i circa 100 superstiti di quella mattanza.

  2. Buongiorno, volevo comunicare a Nicola, e potrei farlo anche di persona, che sono il Coord. dell’Ass. Naz. Capo matapan Mare Nostrum , ogni anno e quest’anno è il 4, Commemoriamo la Battaglia di Matapan. Se vuole contattarci abbiamo anche una pagina fb intitolata : Capo Matapan Mare Nostrum

  3. Avrei piacere leggere e documentarmi in merito al CARDUCCI. FIGLIO DEL FUOCHISTA SALVATORE SERGI CLASSE 1920 SUPERSTITE DEI 5 GIORNI IN MARE.MJO PADRE NON DISSE MAI UNA PAROLA SU CIO CHE PASSO IN QUEI 5 GIORNI DI INFERMO.E DA QUEL CHE LEGGO DIRE INFERNO E POCO. GRAZIE DELL’ATTENZIONE

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