da Il Fatto Quotidiano TV del 28 novembre 2014
Proprio così: l’investimento prevede di trasportare i reperti capitolini oltre oceano, dove saranno studiati e restaurati per una futura esposizione. I centomila euro, tanto per cominciare, vanno in un’università del Missouri. Poi in altri 9 atenei, rigorosamente non italiani, scelti da Enel. ”Finirà che per lavorare dovremo pagare noi”, sospira Daniele, uno dei cento e passa archeologi che si sono incontrati al Campidoglio e hanno circondato la statua di Marco Antonio con un girotondo di protesta. “Noi non siamo a costo zero” è il loro slogan; la richiesta a Ignazio Marino, sindaco di Roma, e all’assessorato alla Cultura è di riportare a casa il tesoretto. “Enel è un privato – riconosce Alessandro Pintucci, una delle voci della protesta – con i suoi soldi fa quello che vuole. Ma com’è possibile che lo Stato non sia in grado di governare e indirizzare i finanziamenti, in un periodo in cui non girano soldi né pubblici né privati? Negli ultimi due anni i posti accademici nelle università italiane sono diminuiti del 20 per cento. Invece, grazie ai nostri reperti, in America viene aperta una cattedra universitaria ad hoc. Un capolavoro: siamo riusciti a delocalizzare pure l’archeologia, oltre al lavoro” di Tommaso Rodano