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da ANSA del 3 aprile 2012
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“E’ come diffondere la svastica o immagini di Hitler, forse si vuol far rinascere nella coscienza di massa l’immagine dell’ uomo forte”, ha osservato il direttore della casa editrice ‘Literatura’ Serghiei Volkov. “Uno scandalo, nonostante la paginetta alla fine del quaderno”, denuncia Nikolai Svanidze, membro della camera pubblica: “é diseducativo, c’é il rischio che Stalin diventi un eroe per gli studenti”. Per il presidente del consiglio sui diritti umani presso la presidenza, Mikhail Fedotov, “la scuola non è adatta alla propaganda politica: sulle copertine dei quaderni è meglio metterci scrittori, compositori, scienziati, i cui ritratti non suscitano dubbi”.
“Stalin sui quaderni di scuola? E’ una figura solo negativa, un delinquente che ha ammazzato milioni di nostri connazionali”, commenta il presidente della commissione per la politica giovanile della ‘Duma’ (il parlamento locale) di Mosca, Viktor Krugliakov, rammaricandosi del fatto che non esista un divieto sull’uso commerciale dell’immagine del dittatore. La Russia sembra non riuscire a liberarsi dal fantasma di Stalin, che continua a sedurre ancora una fetta cospicua dei suoi cittadini, come dimostrano i sondaggi, i pellegrinaggi nei suoi luoghi simbolo, la pubblicazioni di libri e lo sfruttamento della sua ‘icona”. La destalinizzazione del Paese, ammoniscono all’unisono i difensori dei diritti umani, non è finita e il Paese deve fare i conti una volta per tutte con il suo controverso passato, come ha fatto la Germania.
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Inserito su www.storiainrete.com il 3 aprile 2012
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GALLERIA DI ALCUNE COPERTINE DEI “GRANDI NOMI DELLA RUSSIA”
Non c’è di che. Mi auguro che ora non consideri più le foibe solo una fantasia. Se lo stesso presidente Napolitano, col passato da P.C.I., le ha ammesse significa che non sono certo una bugia. Cmq, Stalin cercò veramente di far uccidere Tito. Ho trovato questa segnalazione su wikiquote: [A Stalin] smettila di mandare persone ad uccidermi. Ne abbiamo già catturati cinque, di cui uno con la bomba e uno con un fucile. se non la smetti di mandarmi sicari, ne manderò uno io a Mosca, e non avrò bisogno di mandarne un secondo” messaggio trovato tra gli effetti personali di Stalin.
Mi scusi, pensavo si riferisce agli articoli di Moscato.
È sbalorditivo osservare come si possa tranquillamente mettere da parte l’obiettività, una volta fatta la propria scelta politica.
Il sig. Jean Lafitte non riesce a comprendere che Hitler e Stalin sono la medesima cosa con l’unica differenza del look sui baffi dei due criminalissimi dittatori. Il nero attaccò il rosso in data 22 giugno 1941 poiché il suo servizio segreto sia militare (Willem Canaris), quanto quello nazista dell’SD (Reinard Heidrich), avevano saputo che era programmato un attacco dell’Armata Rossa verso occidente per la data del 6 luglio 1941, ossia appena settimane dopo. Com’è noto la migliore difesa è l’attacco e questo è ciò che è successo con la famosa operazione Barbarossa. Inoltre molti comunisti non riescono a comprendere che mentre Hitler indirizzò l’odio del suo popolo contro una razza Stalin lo fece contro i dissidenti, di cui molti sapevano, al punto che Curchill durante una conferenza con Roosvelt a Yalta gli chiese a bruciapelo: “Maresciallo Stalin fino a quando continuerete ad eliminare i dissidenti comunisti??” La risposta fu fredda e determinata: “Fino a quando ciò sarà necessario”.
Scegliere tra l’uno e l’altro è come scegliere tra la peste ed il colera. Quale delle due patologie è la più perniciosa??? Questa, com’è ovvio, è una domanda retorica, ma chi ha fatto la scelta comunista continua a credere che da quella parte ci sia solo il paradiso sovietico. Il comunismo è stato un totalitarismo che ha pervaso non solo ogni angolo della vita pubblica ma anche ogni angolo della vita privata dei singoli cittadini.
Risultato: 45 milioni di assassinati per mano di Stalin, 60 milioni per mano di Mao, due milioni per mano di Pol Pot in soli 4 anni, tutti morti in tempo di pace. I comunisti che nell’esercizio delle proprie mansioni predicano l’autocritica e quindi l’auto accusa, sono essi stessi i primi a non farlo. Del resto è stato proprio l’iniziatore del comunismo, Phiotr Ulianoviç Lenin a dire che un buon comunista è anche un buon cekista. Le radici dell’inferno comunista sono profonde. Questo sappia il buon cittadino jean Lafitte invece di sognare santi laici che non esistono.
Federico
Per essere più precisi Stalin indirizzò il suo odio verso le classi sociali e quindi chi era nobile, prete, borghese o kulako poteva finire in un gulag. Il dittatore russo, però, in certi momenti fu persino razzista perché non esitò a deportare intere popolazioni come tedeschi, italiani, finlandesi, greci giudicati collaborazionisti ancor prima che potessero fare qualcosa contro di lui. Durante il “processo dei camici bianchi” accusò l’intera popolazione ebraica di essere una quinta colonna al soldo dell’entità sionista. Su Stalin sono state dette tante sciocchezze, ma queste provenivano dai suoi apologeti, non dai suoi critici.
Caro Jean Lafitte, ti consiglio di leggerti arcipelago gulag, cosí magari ti potresti ricredere sulle “grandezze” del tuo super eroe Stalin…ma per piacere di che economia stai a parlare???? ma io mi chiedo invece di spararle cosí grosse, abbi un po´piu´di rispetto!!!