espresso giudizi più che definitivi senza avere la necessaria documentazione.
di Giancristiano Desiderio da
La famiglia Tedeschi di Campolattaro faceva parte dei notabili e nel cambiamento politico in atto non ebbe timore a ritrovarsi dalla parte dei Savoia. Nell’agosto del 1861 Luigi Tedeschi, cognato di Carolina Lombardi, era sindaco di Campolattaro e il paese nei giorni 8, 9 e 10 fu saccheggiato dai reazionari e la moglie di Salvadore Tedeschi fuggì con la famiglia per “campar la vita”. I fatti di Pontelandolfo, che in modo vivo e angosciato descrive e riporta allo zio prete, gli furono riferiti dai genitori, dai parenti e dagli amici che in Pontelandolfo scamparono prima ai briganti e poi ai piemontesi.
Come giustamente dice Laudato, la lettera è meritevole di attenzione e memoria storica perché riferisce i fatti in modo tendenzialmente oggettivo e così illumina gli avvenimenti. Anzi, l’intenzione di Carolina Lombardi – come dichiarava lei stessa allo zio prete in principio di lettera – era proprio quello di informare – “vi do ragguaglio” – sui drammatici fatti sanniti. La scrivente, infatti, si sofferma, sia pur rapidamente, su quanto avvenuto a Colle, Castelpagano, San Marco dei Cavoti, San Giorgio la Molara che “da più tempo stanno nell’allarme per i briganti che non hanno altro iscopo che saccheggiare e incendiare i palazzi e sostanze de’ proprietari collo scopo di distruggere il ceto dei galantuomini”. La signora Lombardi-Tedeschi, essa stessa vittima dei saccheggi, non parla per sentito dire. Quando passa a descrivere la situazione di Pontelandolfo dice che la “gente bassa” da tempo si preparava alla rivolta e le autorità locali non potendo nulla opporre furono costrette “a scamparsi dal cimento della vita” e, insomma, si misero in salvo. Così il paese fu lasciato in balia della “gente bassa”, i briganti calarono dalle montagne, il paese fu messo a sacco, le case dei galantuomini assaltate e i galantuomini rimasti furono pugnalati come “zio Michelangelo Perugini chiavettella”. Gli assalti sono condotti a Pontelandolfo, a Casalduni e anche a Campolattaro e qui la rivolta entra mani e piedi nella casa di Carolina Lombardi: “e qui saccheggiarono la nostra abitazione, il Palazzo di d’Agostino, e la casa del Cancelliere sicché scassinate porte, balconi, finestre, mobiglia, ci recarono danno immenso, rubandosi anche le cose minute, e brugiando libri e mobiglie in mezzo alla piazza”. Cosa rimane? Nulla: “Siamo rimasti denudati di tutto”.
Il giorno 11 agosto si preparava una nuova rivolta, quando passarono 50 carabinieri che furono assaliti “da qui briganti di Pontelandolfo e Casalduni con tutta la popolazione sfrenata”. Il loro destino fu segnato da subito: “Quei infelici cercando di fuggire furono disarmati in Casalduni, dove crudelmente li fucilarono tutti”. Ancora il giorno appresso i briganti sono baldanzosi e padroni della scena: Pontelandolfo è un “centro di reazione”, si inneggia a Francesco II e lo si vuole pronto alla riscossa. Ma dal 13 agosto la scena muta perché sopraggiunge “una truppa piemontese del Luogo Tenente Gialdini” che ha alla meglio sulle bande dei briganti. Pontelandolfo è nelle mani dei piemontesi che lo mettono a “sacco e fuoco” e “nel quale conflitto perirono circa 13 persone”. Pontelandolfo brucia: “la sola casa di Perugini sta intatta, così quella di Gasdia, di Boccaccino, di Cerracchio e qualche stanza di altri come la sola casa di papà il quale fu costretto a fuggire tra le fucilate”. E ancora: “Dionisio, Giovannino con mia cognata Filomena Biondi fuggirono in Napoli, dove ancora sono. Giovannino ha perduta la farmacia brugiata tutta, che era una cosa di Città e nella casa paterna esistono le sole mura, essendo stata saccheggiata dà briganti”.
Pontelandolfo è riconquistata ma al prezzo della distruzione. Per le bande dei briganti – questo il senso storico dei tragici fatti di Pontelandolfo, come evidenziano anche M. D’Agostino e G. Vergineo nel libro Il Sannio brigante nel dramma dell’unità italiana – è una sconfitta decisiva: l’inizio della fine. “Ora pare che le Truppe Regie danno gli assali ai ladri nei monti e nei boschi – conclude Carolina Lombardi – e speriamo che presto si metta il buon ordine di cose”.
E con questa chiuderei anche la polemica. La differenza fra me e voi è la seguente: se dovessero spuntare fuori queste (improbabili) ossa, io sarei dispostissimo a cambiare la mia opinione in merito, a rivedere le mie tesi senza fare una piega. Si chiama “metodo scientifico”. Le teorie si costruiscono in base alle prove e non in base a ciò che piacerebbe dimostrare.
Se le ossa (com’è altamente probabile) non usciranno mai voialtri non cambierete di una virgola la vostra opinione, ma continuerete a parlare di “verità negata”, “prove fatte sparire”, “complotto savoiardo” eccetera…
Egregio Mastrangelo, la polemica non si chiuderà perchè certa gente cerca rogna più che documenti, e ha il gusto di provocare e di attirare l’attenzione. Non potendo demolire i governanti si demolisce qualcos’altro. E’ un atteggiamento psicologico, non storico, io l’ho capito leggendoli, è difficile arrivare in fondo.
Otello
Purtroppo hai perfettamente ragione. Però si chiude nel senso che o si portano nuovi elementi di discussione oppure li lasciamo a parlare al muro.
Documenti e prove. Documenti e prove. Documenti e prove.
Fino ad allora, stiamo parlando del coniglio che vive sulla Luna…
ema
Emanuele per 150 anni avete fatto credere che un migliaio di mercenari raccogliticci e male armati è riuscito a sconfiggere un esercito 30 volte più numeroso, bene armato e addestrato. Più che di metodo scientifico si è trattato di scientifica manipolazione dell’informazione. Più che ridicoli siete patetici!
Otello, si è vero noi cerchiamo rogna perché ci piace indagare e capire; piace metterci continuamente in discussione e cercare continuamente la verità. Il revisionismo è alla base della ricerca storica che non si accontenta delle storielle confezionate ad arte dai potenti di turno.
I documenti tanto cari ad emanuele spesso sono costruiti ad arte, a volte male interpretati a volte distrutti. Insomma sono importanti, ma non bastano.
Otello, a proposito, lei dovrebbe essere un esperto in materia di bugie, evidentemente se crede a quello che pensa sul “suo” risorgimento, vuol dire che non ha imparato niente!
Le provocazioni sono le armi dei deboli!
E io con i più deboli non combatto.
Comunque i problemi psicologici vanno risolti dagli psicologi, non certo dagli storici.