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Il Libero Comune di Pola in Esilio ricorda l’eccidio di Vergarolla

Anche quest’anno il Libero Comune di Pola in Esilio ricorderà a Pola l’eccidio di Vergarolla, che il 18 agosto 1946 provocò la morte di almeno 64 persone e il ferimento di circa 200. L’età media dei morti accertati era di 26 anni.

Il lutto, provocato da quel vile attentato di chiara matrice politica, interessò tutta la comunità italiana residente di allora, ammontante a circa il 90% dell’intera cittadinanza, inducendola pochi mesi dopo alla sofferta decisione dell’esilio. Sia coloro che partirono sia coloro che rimasero annoverarono congiunti, parenti e amici tra le povere vittime innocenti. Ed è proprio in funzione di questo comune doloroso ricordo che le due comunità di polesani, quella degli esuli e quella dei rimasti, da anni ormai rinnovano l’occasione d’incontro per un atto congiunto di umana pietà verso quei propri concittadini.

Per il 64° anniversario della brutale strage, l’organizzazione delle cerimonie commemorative è stata assunta dalla Comunità degli Italiani di Pola, d’intesa con il Libero Comune di Pola in Esilio.

Mercoledì 18 agosto, con inizio alle ore 11.00, Mons. Staver celebrerà nel Duomo di Pola una Santa Messa di suffragio con la partecipazione della corale della società artistico-culturale “Lino Mariani” della Comunità degli Italiani di Pola.

Alle ore 12.15 verranno poste corone di fiori ai piedi del cippo che ricorda il massacro.

Infine, a partire dalle ore 13.00, si terrà un incontro conviviale nella sede della Comunità degli Italiani di Pola.

Con il preciso intento di rendere maggiormente istituzionali le cerimonie e di inserirle nel calendario ufficiale delle celebrazioni cittadine, l’invito a partecipare è stato esteso alle Autorità comunali di Pola, a quelle della Regione Istria, al Consolato Italiano di Fiume, nonché a tutti i membri del Consiglio del Libero Comune di Pola in Esilio e della locale Comunità degli Italiani.

Il Libero Comune di Pola in Esilio invita tutti gli esuli a partecipare.

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Inserito su www.storiainrete.com il 14 agosto 2010

11 Commenti

  1. Stefano Zecchi

    “Quando ci batteva forte il cuore” è davvero uno splendido libro.

    E’ stata molto apprezzata l’opera di Zecchi, che pur
    essendo un “romanzo filosofico” ha interpretato obiettivamente la tragedia istriana e dalmata, meglio di taluni storici. Ciò, sia in relazione al quadro politico, sia in riferimento alla psicologia dei personaggi.

    Zecchi, molto opportunamente, non ha trascurato la strage di Vergarolla (oltre cento Vittime) ed il tragico gesto di Maria Paquinelli, a cui aveva già dedicato pagine indimenticabili, prima di questo volume.

    Un cordiale ringraziamento all’Autore anche da parte di tutti i giovani che non hanno vissuto questo dramma epocale e vogliono conoscere il Passato per
    capire il Presente e non perdere il Futuro. Come fu detto, “chi ripercorre il Passato per comprendere il Presente può essere considerato un vero
    Maestro” (Confucio).

    Dovrebbe essere consigliato per le scuole.

    c.m.

  2. Maria Pasquinelli

    Bibliografia

    (1) – Processo di Maria Pasquinelli: il dramma della Venezia Giulia, Del Bianco Editore, Udine 1947, pagg. 79. L’opuscolo, che si deve all’iniziativa di un non meglio definito “gruppo di donne istriane” firmatarie della premessa, contiene gli Atti dell’interrogatorio di Maria durante il processo, l’arringa del difensore Avv. Giannini e la copia olografa del biglietto che la Pasquinelli aveva scritto per motivare le ragioni del suo gesto.

    (2) – Stefano Zecchi, Maria: una storia d’altri tempi, Edizioni Corriere della Sera (Collana Corti di carta), Milano 2008, pagg. 59.

    (3) – Rosanna Turcinovich Giuricin, La giustizia secondo Maria: la donna che sparò al generale brigadiere Robert W. De Winton (Collana Civiltà del Risorgimento), Del Bianco Editore, Udine 2009, pagg. 136. Il volume contiene la ristampa integrale dell’opuscolo edito nel 1947, senza gli Atti dell’istruttoria precedente il processo, tuttora sotto vincolo.

    (4) Stefano Zecchi, Quando ci batteva forte il cuore.
    Mondadori, Milano 2010, pag. 215.

  3. QUANDO CI BATTEVA FORTE IL CUORE – STEFANO ZECCHI – MONDADORI 2010 – Quello di Zecchi è un impegno a tutto campo che spazia dalla cultura alla storia, e soprattutto, ad una ritrovata etica della politica, come attestano il suo ultimo libro ed i suoi articoli. Debbono essergli grati gli esuli giuliani e dalmati ma prima ancora tutti coloro – silenziosi ma tanti – che credono tuttora in una politica intesa come volontà di operare nella vita associata per il bene comune. Non recuperando l’ethos, non c’è futuro per l’Italia.

  4. VERGAROLA

    di

    Giuseppe (Bepi) Nider

    El sol brusa le piere,

    tremola l’aria e vien su

    da l’asfalto de catrame vampade.

    A Vergarola xe festa Su le barche,

    bandiere, soni, canti, ridade.

    El mar, lucido e fermo, par de smalto.

    Ogi nissun, sicuro, a casa resta.

    Sfarfala i cuters, motoscafi cori,

    passa barconi pieni de mame e fioi sereni,

    foleti scuri come tanti mori, scherzosi,

    alegri come useleti

    (sarà presto su, in cel, tanti angioleti)…

    E tuti quanti va là, a Vergarola…

    Circa le due e venti, quando tremar se senti,

    La tera, el cel, le case, tuta Pola.

    Tremendo un rombo, ‘na grande fumada,

    e poi da Vergarola ‘na fumada ,

    nera se alza in alto e paurosa.

    Vetri roti…rolè sbregadi via……

    che disastro…che strage…

    Mama mia!

    E` la notizia cori dolorosa…

    El sol brusa le piere,

    tremola l’aria e viensu da l’asfalto

    de catrame vampade.

    A Vergarola la morte.

    a mez`asta bandiere ….Sangue…

    vite sfalzade…el mar xe rosso,

    fermo e par de smalto.

    Quanti i colpidi de la bruta sorte?

    …Un brazo qua…là do mani…’na testa…

    stroncadi come fiori…i fioi coi genitori…

    A Vergarola che tragica festa!

    Pica dai rami dei pini spiantadi,

    tochi de carne…intorno,

    seminadi, corpi de fioi

    ne le pose più strane,

    scrivelai, tuti storti, poveri pici morti!

    Calca de gente a l’ospedal

    Davanti, done palide, oci gonfi de pianto

    …spedinade….mal vestide…Dio santo!

    Dove xe el picio mio?…Mia sorela?…

    I miei cognadi..i mi parenti tuti?

    …Assasini…vigliachi…farabuti…

    Maria!..Tonin!…dove xe la mia putela?…

    El giorno se fa scuro…

    campane a morto co l’Ave Maria.

    In capela stivadi, da l’altar, a fianco a fianco,

    per tera, lungo ‘l muro,

    riposa i masacradi…

    I feridi vanegia su in corsia…

    Vea piansendo un dolor tanto stanco…

    Per i nostri morti un pensier…un adio….

    pei assassini…tuto vedi Idio…!…

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