Home XX secolo Perché fascismo e nazismo non sono la stessa cosa

Perché fascismo e nazismo non sono la stessa cosa

Spentisi i fuochi delle polemiche, tutte strumentali, contro “il Giornale”, reo di avere distribuito, in allegato, il Mein Kampf di Adolf Hitler, vale la pena di riprendere la questione sulle differenze tra fascismo ed nazismo. Sull’argomento c’è molta confusione, in particolare tra le giovani generazioni, spesso abituate ad accomunare i due movimenti, vuoi per l’assimilazione, più o meno inconscia, imposta da certa vulgata resistenziale, vuoi per una sorta di mitopoietica dei “due capi-due popoli”, che ancora pervade l’immagine affiancata di Mussolini ed Hitler.
di Mario Bozzi Sentieri da  del 17 giugno 2016
In realtà la questione è un po’ più complessa. E va subito liberata dalle visioni strumentali che ancora l’accompagnano. Come ebbe a dire Renzo De Felice, nella sua Intervista sul fascismo, “la categoria del nazifascismo fu inventata dalla propaganda politica per battere il comune nemico. Fu un’invenzione degli Alleati, poi passò fra le parole d’ordine della Resistenza e da lì nel linguaggio comune”.
Al di là delle “parole d’ordine” di parte esistono delle ragioni di fondo – studiate ed analizzate da De Felice – che vanno ben rimarcate. Intanto le origini dei due movimento. Entrambi nascono subito dopo la Prima Guerra mondiale, con tutte le crisi ed i traumi che essa provocò, ma con una differenza fondamentale tra Italia e Germania: per l’Italia si trattò di una guerra vittoriosa, ancorché “mutilata”, per la Germania è stata una guerra persa. Per il fascismo la guerra 1915-18 è il volano di una nuova stagione politica nazionale, per il nazismo – parole di Hitler – è “… una pugnalata alle spalle inferta dal giudaismo internazionale” con la complicità della massoneria e del bolscevismo internazionale, che va vendicata.
“Leggendo i libri scritti da fascisti, guardando la pubblicistica fascista, i giornali fascisti, ciò che colpisce – afferma De Felice – è l’ottimismo vitalistico che c’è dentro, un ottimismo vitalistico che è la gioia, la giovinezza, la vita, l’entusiasmo, la lotta come lotta per la vita. Una prospettiva che – sia pure nei termini che poteva avere un fascista – è di progresso. Nel nazismo questo non c’è. Intanto non c’è l’idea di progresso: semmai c’è quella di tradizione, di razza …”.
I fascisti insomma vogliono la rivoluzione. I nazisti il ripristino della tradizione. I fascisti lavorano per costruire la modernizzazione nazionale. I nazisti l’Ordine ancestrale.
“La stessa idea del ciclo – nota sempre De Felice – così forte nel nazismo, nega quella di progresso. Un ottimismo esiste anche nel nazismo, ma non è vitalista come quello fascista: è piuttosto un ottimismo tragico, che negli ultimi tempi della guerra – con l’avanzare della convinzione che la civiltà europea fosse ormai condannata alla degenerazione – si trasforma nel suo contrario”.
Tenere ben chiare le distinzioni tra fascismo e nazismo non significa certamente dimenticare le responsabilità del fascismo rispetto alla politica razziale, espressione tardiva del Regime dalle forti assonanze germaniche, che lo stesso De Felice però contesta come costitutiva del fascismo.
Al di là di tutte le interpretazioni di scuola e di parte, al fascismo va infine riconosciuta una complessità che il nazismo non ebbe. Del resto Mussolini non diede mai alle stampe un suo Mein Kampf, rivendicando il valore non-ideologico del movimento nato nel 1919: “ Non crediamo – scriveva nel 1920 – a una soluzione unica — sia essa di specie economica o politica o morale — a una soluzione lineare dei problemi della vita, perché, — o illustri cantastorie di tutte le sacristie — la vita non è lineare e non la ridurrete mai a un segmento chiuso fra bisogni primordiali”. Una differenza non da poco rispetto allo spirito e alla visione del determinismo nazista.

5 Commenti

  1. Fascismo e nazismo diversi: sì, nel senso che ognuno di essi si innesta in un contesto socio-culturale diverso, assume pertanto un “carattere” diverso, in armonia con il carattere tedesco e italiano: il tedesco serioso, guerriero, ossessionato da organizzazione e orgoglio nazionale, l’italiano individualista, pigro, creativo, ottimista, menefreghista.
    Ma questo costituisce una differenza ideologica? E’ rivoluzionario l’intento dell’ italiano collaborazionista? E’ rivoluzionario l’intento italiano che introduce per volere di Hitler le leggi razziali? Perchè le nostre vigliaccherie, acquiescenze storiche, egoismi, crudeltà vengono sempre “storicamente” giustificate? Tanti anni fa a scuola gli insegnanti descrivevano il colonialismo italiano “umano”, a differenza dei crudelissimi inglesi, francesi ecc. ecc. L’unica cosa che credo incontrovertibile e storicamente “vera” è la nostra indole a essere colonizzati da chiunque. Come descriveranno gli storiografi il nostro comportamento nell’Unione Europea: ideologicamente corretto, ma politicamente infame?

  2. E poi, perché diciamo sempre “nazi-fascismo” e mai “fasci-nazismo”?
    Hitler prese a esempio e ispirazione Mussolini.
    Prima fu il fascismo, poi venne il nazismo.
    La lettera F viene prima, nell’alfabeto, della N.
    Forse, visto che gli ex-fascisti (il Re e Badoglio) avevano firmato l’armistizio di Cassibile, gli alleati decisero di mettere in secondo piano, per farci una cortesia, le colpe del fascismo?
    O forse perché il nazismo fece più vittime durante la guerra e con un maggior numero di campi di concentramento/sterminio?
    Mi spiegate?
    E non è una domanda retorica. Io proprio non lo so. E visto che mia figlia, di 8 anni, potrebbe chiedermelo da un giorno all’altro…
    GRAZIE!

    • è un termine prettamente giornalistico-propagandista, quindi chi l’ha inventato non aveva pretese di verosimiglianza né storica, né ideologica…

  3. Una alleanza contingente (l’ASSE Roma-Berlino), infatti, solo in una ex-nazione deturpata da 76 anni di occupazione WASP con relativo brain-washing mediatico-scolastico, diventa una categoria storiografica (il nazi-fascismo) del tutto fasulla inventata dagli apparati del Guerra Psicologica anglo-statunitense. In effetti gli statunitensi, a proposito del patto Ribbentrop-Molotov (23 agosto 1939-21 giugno 1941) usarono e pubblicarono a partire dal 1948, a cura del Dipartimento di Stato i quaderni diplomatici “Nazi-Soviet Relations” (che ho studiato sin dal 1987), su cui, studiosi come Mario Toscano, il più grande storico diplomatico italiano degli ultimi due secoli, ebreo-fascista, si basarono per redigere i loro insuperati studi di diplomazia sulla Seconda Guerra Mondiale e gli anni ’30. In Italia la locuzione “Nazi-Comunismo” non va di moda usarla. Chissà perché? Provate a chiederVi perché i maggiori atlantisti dell’ultima ora sono tutti ex-comunisti-piddini-miglioristi….. e ne comprendereTe il motivo…

  4. Il Nazismo fu il male assoluto. Negazione della vita e del bene. Il fascismo è,al contrario,tutto improntato alla vita, al benessere, al progresso. E infatti realizzò enormi progressi sia sociali che infrastrutturali fino a un certo punto. Poi deragliò, soprattutto a causa delle condizioni esterne che resero pressoché inevitabile il deragliamento. Quasi tutti scordano un fatto: Mussolini si trovò schiacciato tra i nazisti da un lato, che parevano sul punto di vincere la guerra, e le potenze capitalistiche dall’altro, che avevano già ampiamente dato prova di voler considerare l’Italia una colonia. (Cosa che è puntualmente avvenuta dal dopoguerra e prosegue tutt’ora). In una situazione simile, QUALUNQUE scelta sarebbe risultata sbagliata.

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