da www.corriere.it
Un libro grande e severo sui fatti – ospiti inattesi in un Paese che ha spartito la sua storia fra la chiacchiera politologica e l’arzigogolismo storiografico, lasciando prive più generazioni di una conoscenza senza la quale la più santa delle memorie non può far altro cha afflosciarsi. I fatti che il rigore del lavoro storico mette in fila riguardano quello che la comune retorica civile chiama «eccidio di Marzabotto», settembre 1944, 1830 morti, martiri della Resistenza. Quella retorica, sulla quale incombe fino agli anni Ottanta l’onere di far diventare l’antifascismo di una minoranza disingannata la grammatica della impervia costruzione democratica, ha dovuto arrotondare i dati per potersi comunicare. Così i centoquindici luoghi nei quali si sono consumate una scia di stragi sono diventati «Marzabotto»; le lunghissime e atroci giornate fra il 29 settembre e il 5-6 ottobre, una data per discorsi ufficiali; i 770 uccisi in un’azione militare pianificata di guerra terroristica sono stati annessi agli altri caduti durante la guerra e i bombardamenti; e quelle vite concrete, quelle comunità famigliari, spirituali, politiche trascolorano in una apologetica di cui Baldissara e Pezzino documentano il destino e il senso. Infatti la liturgia civile del racconto del massacro consumato fra le valli del Setta e del Reno vive per decenni di una enfasi che alla lunga si rivela vulnerabile alla manipolazione ideologica fino – sarà così durante l’episcopato del cardinale Biffi – al tentativo di addebitare alla condotta partigiana in quell’angolo appenninico la responsabilità dei morti, vittime di uno scontro di ideologie totalitarie di cui i preti uccisi sarebbero le vittime, anzi, i martiri.
In realtà, mostra Pezzino, le modalità dei falliti tentativi di annientare la Stella Rossa con due operazioni della primavera, spiegano perché gli uomini di Monte Sole si siano subito dati alla macchia all’arrivo del 16° battaglione delle Waffen SS: convinti di essere i soli ricercati, pensano che anche questa volta gli inermi saranno salvi. Invece una truppa di giovani nazisti, dalle mostrine illeggibili, agisce con metodicità in un’opera di sterminio lunga, verrebbe da dire paziente, che si protrae per giorni. Pezzino la porta sotto gli occhi del lettore casa per casa, fienile per fienile, nome per nome, smitizzando leggende ed evocando la sequenza di atrocità (e le puntiformi generosità) che a conti fatti lasceranno sul terreno 216 bambini e 554 adulti. Fra loro ci sono coloro che vengono legati e uccisi in sostanza su due piedi; ma anche quelli che vengono in un primo tempo salvati perché trovati incolumi o solo feriti sotto le montagne dei cadaveri, e che poi, messi a ricovero in altre case, verranno ritrovati e ammazzati nelle operazioni «conclusive» di questa strage che alla fine avrà bisogno di un colpevole, Reder, da accusare, da condannare, da liberare in una sequenza che è quella della memoria. Accanto, coloro che si salvano per caso e devono scavare la fossa ai corpi resi ingombranti dalla rigidità o sfarinati dagli incendi che non li hanno cremati, ma solo cotti; o quelli che si salvano correndo giù fino a Bologna, credendo vivi o ammazzati i figli, i parenti, gli amici, e destinati a scoprire solo dopo molti mesi cosa era sopravvissuto di loro e di sé. E qualcosa del genere capita anche al lettore de Il massacro, catturato da una scrittura asciutta e severa, e inchiodato a quei fatti che bucano più dell’enfasi, e rendono capaci di leggere in una montagna di cui la storia sa far parlare il buio.
Alberto Melloni
28 luglio 2009
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Inserito su www.storiainrete.com il 29 luglio 2009
ma che fesserie scrivete? l’elenco ufficiale dei morti della strage di Marzabotto è SEMPRE stato di circa 700 persone! http://www.eccidiomarzabotto.com/storiaeccidi.php
Questo è noto. Solo che l’equivoco sui “1800” ancora gira in lungo e in largo: prendi Wikipedia, e vedrai che la cifra dei 700 convive nella stessa pagina con quella di 1800 (quest’ultima senza fonte). Io non posso più correggere gli errori di wiki perchè sono stato bannato: se hai modo, fallo tu!
Fu il libro “Marzabotto. Quanti, chi e dove” del 1994 a stabilire tutto delle 770 vittime dell’Eccidio a cavallo fra settembre ed ottobre. Mamma mia che articolo pessimo.
Ho visitato il sacrario a Marzabotto e parlando con il guardiano mi ha spiegato che le vittime di Marzabotto sono circa 800 ma insieme a quelle delle kfrazioncine di Monte Sole, Caprara di Sopra e C. di Sotto, Casaglia, San Martino e molte altre furono molto di più. .
Ilaria, che ne direbbe di visitare il Campo 10 del Cimitero Maggiore di Milano “Musocco”, dove troverà, oltre ai quasi mille degli oltre seimila fascisti uccisi a Milano e dintorni nel corso della Guerra civile, anche la tomba di Luigia Manfrini Farné, in arte Luisa Ferida, attrice fascista assassinata, incinta, su ordine del presidente “più amato dagli Italiani”? Donna che a nessuna carica istituzionale conviene ricordare con qualche giornata della Memoria.