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Massoneria e Risorgimento un rapporto da riscrivere

Quando si parla dei rapporti fra Massoneria e Risorgimento si contrappongono due tesi opposte. Per alcuni – sia massoni, sia avversari della massoneria – il Risorgimento è opera diretta e principale dei massoni. Per altri la massoneria non ha avuto alcun ruolo nel Risorgimento, e la tesi contraria deriva o da vanterie infondate di massoni o da «teorie del complotto» dei loro nemici. Come, in realtà, non avviene sempre – ma questa volta è proprio così – la verità sta nel mezzo.

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Quella che segue è la sintesi dell’intervento di Massimo Introvigne svolto in occasione di un convegno sul tema svoltosi a Torno il 9 dicembre e organizzato da “Noi per il Piemonte”. Tratto da

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Vale la pena, anzitutto, di richiamare che cos’è la massoneria. Risultato dell’infiltrazione di esoteristi, alimentata dal mito dei Rosacroce, nelle corporazioni di origine medioevale e cattolica dei liberi muratori (freemasons in inglese, da cui i nostri «frammassoni» e «massoni»), la massoneria nasce nel 1717 a Londra al termine di un processo che si era sviluppato lungo tutto il Seicento. Le antiche corporazioni di mestiere sono trasformate in organizzazioni filosofiche, le quali insegnano attraverso un rituale una mentalità, dove non ci sono dogmi né principi non negoziabili, ma la verità – nella filosofia come nella morale – nasce sempre e solo dal consenso e dalla libera discussione. Questo metodo massonico è sostenuto in alcune logge dal razionalismo di tipo illuminista, in altre da un esoterismo che insegue l’unità trascendente e segreta di tutte le religioni.

A prescindere dall’esito, la Chiesa Cattolica – che crede invece nei dogmi e proclama i principi morali come non negoziabili – condanna nella massoneria il metodo, che conduce inevitabilmente al relativismo. Dalla prima condanna di Papa Clemente XII nel 1738 alla Dichiarazione sulla massoneria tuttora vigente della Congregazione per la Dottrina della Fede, allora presieduta dal cardinale Ratzinger, controfirmata dal venerabile Giovanni Paolo II nel 1983, secondo cui «i fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione», il giudizio della Chiesa non è mai cambiato.

In Italia la massoneria è presente fin dal Settecento, sia nella sua «corrente calda» esoterica sia nella «corrente fredda» razionalista. Il suo autentico boom è con Napoleone, quando in Italia si arriva – secondo una stima per difetto – a 250 logge con circa ventimila massoni. Troppo legata a Napoleone, la massoneria italiana è però coinvolta nella sua caduta e alla Restaurazione è vietata in tutti gli Stati della penisola. Sarà formalmente ricostituita solo nel 1859 a Torino con la Loggia Ausonia, cui segue la fondazione del Grande Oriente d’Italia guidato da un uomo politico vicinissimo a Cavour, Costantino Nigra. Il Risorgimento sembrerebbe dunque avvenuto, in gran parte, in un periodo – dal 1815 al 1859 – in cui la massoneria in Italia non c’era.

Dunque la massoneria non c’entra con il Risorgimento? Non si può dire, per tre buoni motivi. Anzitutto, molti protagonisti del Risorgimento erano affiliati a logge straniere e la massoneria di Paesi diversi dall’Italia per ragioni sia politiche sia di avversione alla Chiesa Cattolica ha un ruolo importante nelle vicende risorgimentali. Emblematico è il caso di Garibaldi, che una volta ricostituita la massoneria italiana ne diventerà Gran Maestro. In secondo luogo, operavano in Italia altre società segrete – la più importante delle quali era la carboneria – che, nonostante l’uso specie nei gradi più bassi di simboli cristianeggianti, avevano molto in comune con la massoneria. Terzo – ed è l’aspetto più importante –: i ventimila massoni dell’epoca di Napoleone non erano tutti morti o andati in esilio, erano l’élite della borghesia e della nobiltà laica e anticlericale e la loro mentalità collettiva costituiva una vera massoneria senza logge.

Così – mentre l’ideale dell’unità d’Italia era coltivato anche in un senso certamente non massonico da cattolici come i beati Rosmini e Faà di Bruno – la massoneria, con o senza logge, riuscì a imprimere il suo marchio non organizzativo ma culturale sul Risorgimento, che è cosa diversa dall’unità. Il modo risorgimentale di costruire l’unità politica costruì un Paese a tavolino, in laboratorio, senza tenere conto dei suoi localismi – che avrebbero richiesto soluzioni federali, mentre si scelsero il centralismo e lo statalismo – e della sua storia, che era cattolica e come tale invisa agli anticlericali.

E l’ingegneria sociale che costruisce nazioni a tavolino è appunto tipica della massoneria, fin dalle antiche utopie dei Rosacroce. Gli effetti di questa egemonia massonica sul modo in cui fu fatta l’unità – un’egemonia che si aggraverà nell’epoca dei massoni Crispi e Carducci degli ultimi decenni dell’Ottocento, quando sarà soprattutto la massoneria a disegnare la nuova scuola pubblica e a occuparsi di «fare gli italiani» – si fanno sentire, purtroppo, ancora oggi.

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inserito su www.storiainrete.com il 5 gennaio 2011

4 Commenti

  1. Sarebbe interessante sapere se la massoneria, nata in Inghilterra nel 1717, possa essere considerata una “Longa manus” utilizzata da Londra per influenzare la politica degli stati europei. Basti pensare che durante la rivoluzione francese ben 450 deputati, su 700 erano massoni; compresi Danton, che per breve periodo trovò ospitalità nella capitale inglese, nonché Saint Just braccio destro di Robespierre nel periodo del “Terrore”.
    In tempi moderni è a chiunque noto l’esperimento di Licio Gelli con la sua P2, il quale ha potuto imprimere le proprie decisioni sui governi democristiani e socialisti. Ancora interessante sapere quale tipo di commistione potrebbe esistere tra Massoneria e Mafia, visto che molti capi bastone si sono affiliati a varie logge e quale fu il ponte ideologico che unì la massoneria ai “Beati Paoli” nel XVIII secolo.
    In tempi più vicini a noi è noto il collaborazionismo mafioso per lo sbarco degli americani in Sicilia, ma chi mise in contatto Vito Genovese con le alte sfere militari e spionistiche americane ed inglesi???
    Sarebbe ancora più interessante capire se la massoneria fu vera erede dei Rosacroce e questi al loro volta lo furono dei Templari, i cui superstiti si rifugiarono in Scozia.
    Da sempre circolano queste voci ma a tutt’oggi nulla appare accertato o documentato.
    Ẻ proprio una associazione segreta!!!

  2. Mi sembra purtroppo una dimostrazione di come anche uno studioso (non storico) come il professor Introvigne possa cadere in maree di luoghi comuni, dimostrando oltretutto di ignorare la pur abbondante bibliografia sull’argomento, in primis la fondamentale Storia della Massoneria italiana di A.A. Mola (lui sì storico vero!) e di F. Conti.

  3. Trovo invece le informazioni fornite da Introvigne sunto di una chiara e lucida conoscenza della massoneria. Molto più approfondita e semplice di quei tali spendonola vita ad urlare contro la massoneria, quando potrebbero entrarvi e vedere. In rrealtà siete gente insicura, che per questo balza a facilissime conclusioni. Senza avere il coraggio di scendere nei particolari e nel verosimile

  4. Escludendo che l’autore dell’articolo sia poco informato o neghi l’evidenza dei documenti che provano inequivocabilmente la presenza decisiva ,soprattutto degli ideali massonici, nei moti risorgimentali e nella carboneria, immagino sia una ricostruzione fatta alterando la realtà volutamente. Come meravigliarsi d’altronde se tutti i libri di storia omettono le stesse cose ?

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