Home Storia Antica L’Europa come l’Impero romano: implosione da natalità zero

L’Europa come l’Impero romano: implosione da natalità zero

Quei razionalisti polemici di Voltaire e Gibbon attribuirono la caduta dell’Impero Romano al disfattismo ispirato dal cristianesimo, atterriti dall’immagine della chiesa dell’Aracoeli e dello sciamare sul Campidoglio di frati salmodianti. Altri sono ricorsi all’insufficienza militare, la sclerosi amministrativa, il benessere, il distacco degli animi, le diserzioni, le connivenze con gli invasori. Gli studiosi ispirati al materialismo storico, come Mazzarino e Mazza, hanno fatto risalire il crollo alla crisi monetaria, mentre i marxisti, come Gordon Childe, hanno puntato sulle contraddizioni di una società basata sulla schiavitù.

di Giulio Meotti dal Foglio del 20 Marzo 2015 

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Adesso uno storico francese, Michel De Jaeghere, nel suo libro di seicento pagine “Les derniers jours”, gli ultimi giorni, scrive che la causa della caduta dell’Impero fu l’implosione demografica. Il libro, recensito in maniera entusiastica dall’accademico francese Jean d’Ormesson, sostiene che Roma collassò, passando da un milione di abitanti ai ventimila del V secolo. Si produsse quella che Eric Dodds ha definito “un’epoca d’angoscia”. La denatalità portò alla crisi dell’amministrazione, del sistema stradale, dell’erogazione di acqua su lunghe distanze, dell’irrigazione, dei mulini; e così aumentarono la vulnerabilità alle malattie e l’emigrazione. Infine, il calo generale ridusse le capacità militari e di sicurezza dell’Impero. Dal 165 d.C., la popolazione diminuì bruscamente: un quarto degli abitanti scomparve tra il 200 e il 400, e un quarto della restante popolazione tra il 400 e il 500. E’ quella che De Jaeghere definisce “démographie du déclin”, la demografia del declino, riprendendo la tesi di un altro francese, il docente della Sorbona Pierre Chaunu che nel suo libro “Un futur sans avenir”, uscito da Calmann-Lévy, analizzò il crollo demografico del tardo Impero, il passaggio dai 55-60 milioni di abitanti dell’epoca di Augusto a 25-30 milioni. La storia della caduta dell’Impero, scrive De Jaeghere in conclusione, “è un avvertimento per noi”, ponendo in rilievo le analogie tra quell’immenso rivolgimento e il travaglio dell’occidente.

Alcuni giorni fa, l’Economist ha dedicato un servizio speciale al crollo demografico della ricca e imperiale Germania. La città di Schladen-Werla, nella Bassa Sassonia, è uno dei centri urbani tedeschi entrati nella “spirale del diavolo”, come l’ha definita il sindaco Andreas Memmert. La città perderà un terzo della popolazione entro il 2030. Scrive l’Economist che nel 2060 i tedeschi saranno scesi di un quinto della popolazione totale. Dagli attuali 47 milioni di abitanti, la Spagna è destinata a passare a 35 milioni in trent’anni. E l’Italia è in pieno suicidio demografico. La burocrazia che si estende in modo incontrollabile, le ville dei senatori egoisti e oziosi, i fragori degli scontri religiosi e razziali scorrono ammonitori fra le belle pagine di De Jaeghere, costantemente tenendo di mira il presente, la nostra abulia, il nostro cedimento interiore.

Montaigne, nel freddo inverno del 1580, si guardò intorno e rifletté sulla “grandezza infinita” soffocata sotto i ruderi di Roma. Adesso è il momento di quella che Cyril Connolly ha chiamato l’ora di chiusura dei giardini d’occidente?

5 Commenti

  1. Secondo me è sbagliata la premessa.
    La denatalità dovrebbe essere indagata sulla popolazione mondiale e non su tedeschi, italiani, francesi ecc
    D’altronde i territori sono invasi e questo è inevitabile, pertanto nel 2030 o nel 2060 non avrà più senso parlare di popolazioni autoctone in estinzione invece di popolazione evolutive. E queste ultime danno sangue alla crescita demografica, non alla decrescita, anche per la spregiudicatezza con cui si mettono in opera.
    Se gli “autoctoni” vogliono mantenersi numerosi anche in futuro, ci sarebbe la soluzione.
    Una esemplificazione:
    Onu. Camera di commercio Internazionale. Camera di commercio dell’Africa. Censimento delle Entità economiche di proprietà “non Africa”. 75% utili restano in africa 25% possono essere esportati. fine dello sfruttamento delle risorse dei territori, fine dello sfruttamento di umani che non avrebbero più convenienza a esporre altrove la loro crescita demografica.
    E quindi gli “autoctoni” riacquisterebbe la sicurezza della loro stirpe, del loro lavoro, della loro storia, della loro supremazia filosofica e religiosa e culturale. Così l’ottomismo riconquistato darebbe impulso alla trasmissione di tali valori a sempre più numerosi affidatari per la crescita demografica.

  2. x Fernando: nessuno costringe gli africani a fare 38-39 figli come il papà della Kyenge e dopo a smerciarli in barche e farli “ospitare” nelle coop-ong a pagamento.
    Per l’Africa basterebbe la politica della Cina, un figlio a coppia, almeno per 20 anni. E si potrebeb estenderlo anche in Asia e Terzomondo, d’altronde, vivevamo meglio tutti 30 anni fa con meno popolazione, non vedo la necessità di fare tanti figli e non saperli mantenere. Per quanto riguarda l’Europa, se invece di buttare via soldi per niente, ci fossero aiuti economici, asili-nido ecc. alle coppie, potrebbero fare almeno 2 figli, e gli europei non sarebbero in estinzione. A meno che non ci sia un progetto per importare africani e asiatici in Europa, e sterminare gli autoctoni.

  3. Non capisco cone non si arrivi a comprendere che i figli siano un peso solo in una societá che non investe più, deindustrializzata e completamente immersa nella ideologia consumistica. I figli in questo attuale contesto costano. Ma alla fine il conto si paga ed anche caro. Ci si illude se si pensa che l’immigrazione risolva i problemi dell’occidente, visto che si tratta di mettere una toppa bucata su uno strappo che non si vuole cucire. Gli immigrati, con la loro cultura, i loro problemi, il loro non sentirsi mai a casa propria saranno altro peso da sopportare. E soprattutto mettono di fronte l’occidente ad una scelta fin’ora disattesa. Riappropriarsi delle proprie radici, della propria cultura e smetterla di fare i burattini delle lobby massoniche

  4. Il sospettuccio che questi studi siano uno dei corollari scientifici dell’attuale sistema migratorio non me lo leva nessuno.
    Tutti gli altri studi offrono qualche spunto razionale, questi no.
    Ogni civiltà si regge sulla qualità prima che sul numero.
    Le grandi calamità del passato, soprattutto le pestilenze, dimostrano che la drastica riduzione demografica non ha mai segnato un punto di arresto della civiltà, ma la sua ripresa, la sua rivitalizzazione; sia da un punto di vista economico che, molto più importante, dal punto di vita antropologico.
    Invece, non è un’opinione peregrina quella che sostiene che gli assetti imperiali portati alla loro massima espansione hanno finito tutti per far implodere i rispettivi imperi.
    Questo per la semplice ragione che l’assetto imperiale è multiculturale, o/e inclusivo; il che significa che se il numero complessivo delle popolazioni recentemente acquisite supera di molto quelle originarie cade il nucleo stesso della civiltà: quello la cui volontà ha costruito l’impero.
    Direi che tutti gli altri ragionamenti basati sul gregge, che siano liberali o marxisti non stanno più in piedi se si accetta questa tesi per vera.

  5. Mi fanno sorridere i “sovranisti” che pensano che basti bloccare le frontiere per risolvere il problema, sono dei proibizionisti che hanno dimenticato la lezione del proibizionismo americano, cioè se c’è una domanda è inutile rendere illegale l’offerta.
    Dimenticano insomma che la legge attualmente in vigore è la Bossi-Fini, che blinda l’Italia (così come è blindata l’Europa) rendendo di fatto impossibile ogni accesso legale.
    Ora, chi vuole fare domanda di visto deve pagare SOLO PER AVERE IL VISTO 4000 €, ed è praticamente sicuro di NON ricevere risposta positiva. Per cui se una famiglia africana decide di investire in un figlio o in un nipote e mandarlo a fare fortuna altrove, non sceglie il più istruito, sceglie il più forte, quello in grado di fare una traversata sul mare.
    Siccome i sovranisti sono generalmente anche dei misogini patentati, essi rifiutano di vedere che la crisi demografica si risolve permettendo alle donne l’accesso al mondo del lavoro. E’ la lezione della Francia : gli assegni famigliari come in Germania sono sicuramente utili ma non bastano a contrastare la denatalità.
    L’unico argomento che può convincere una donna a fare un figlio o più di uno è che non sarà licenziata per questo e non passerà mesi o anni preziosi senza accumulare per la pensione, con la prospettiva di ridursi da vecchia a fare l’elemosina alla Caritas.
    Finché non si capisce questo, si faranno mille discorsi sulla pigrizia e il carrierismo delle donne italiane, e le culle saranno sempre più vuote.

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