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La leggenda di Leonardo Da Vinci omosessuale

Fra le leggende metropolitane più diffuse, una famosissima è quella che vorrebbe Leonardo da Vinci omosessuale, ma i fatti in realtà sono ben diversi, così come dimostrerebbero le ricerche sul suo legame affettivo con Isabella D’Aragona eseguite dalla nota studiosa tedesca Maike Vogt-Lüerssen, confermate da quelle del Centro Studi Glinni di Acerenza, nonché dagli ultimi studi scientifici sulla grafia del genio. Ma ricordiamo, adesso, da dove trae origine la storia sulla improbabile omosessualità di Leonardo. Firenze 1476: La questione nasce durante l’apprendistato di Leonardo presso la bottega del Verrocchio a Firenze, iniziato nel 1470. Il giovanissimo Leonardo mostra immediatamente il segno del proprio eccezionale talento, in un ambiente con fortissima concorrenza, in cui gli incarichi per gli artisti provenivano in prevalenza dalla Chiesa. Come minare immediatamente l’ascesa dello straordinario Leonardo? Esattamente come oggi, con un’accusa falsa che lo estromettesse da ogni incarico. Ed in un ambiente dove si profilava l’azione del Savonarola, quale migliore accusa se non l’omosessualità?
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di Carlo Maria Di Pietro da del 17 maggio 2012
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L’8 aprile 1476 venne così presentata una denuncia, ovviamente anonima, agli Ufficiali di notte e de’ monasteri contro diverse persone, tra le quali Leonardo, per sodomia consumata verso il diciassettenne Jacopo Saltarelli. Verso l’omosessualità, la pena prevista in questi casi era severa (…) prevedeva anche la perdita di ogni commessa da parte della Chiesa. L’accusa venne però immediatamente archiviata, cosa davvero difficile dato il periodo storico ed il presunto reato, poiché evidentemente totalmente infondata. Ciò nonostante, per qualcuno il mero sospetto è ancora oggi una prova inconfutabile, tuttavia la vita successiva di Leonardo smentisce in toto tale eventualità.

La studiosa tedesca Maike Vogt-Lüerssen è recentemente tornata a proporre la propria ipotesi che identificherebbe in quel volto dal sorriso enigmatico non, secondo la tesi comunemente accettata, Lisa Gherardini, sposa del mercante fiorentino Francesco del Giocondo, bensì Isabella d’Aragona, figlia dell’erede al trono di Napoli Alfonso II e di Ippolita Maria Sforza, colta duchessa di Milano. Ed Isabella sarebbe stata, come si vedrà, non solo la sposa segreta di Leonardo, ma anche la vera Gioconda ritratta, il che spiegherebbe il motivo per il quale Leonardo abbia gelosamente tenuto con sé il dipinto tutta la sua vita. Isabella d’Aragona divenne la sposa infelice di Galeazzo Maria Sforza, in una sorta di «esilio» a Pavia voluto da Ludovico il Moro, che non si conveniva al suo carattere fiero e al suo status di duchessa della città lombarda.

Secondo la ricercatrice e storica dell’arte, che ha esposto recentemente i risultati dei suoi accurati studi in occasione di una conferenza tenutasi a Palazzo Medici Riccardi, Isabella d’Aragona, dopo la morte del marito, avrebbe addirittura sposato in seconde nozze l’amato Leonardo da Vinci che, ricordiamo, fu tra i principali pittori di corte degli Sforza tra il 1482 e l’alba del 1500. Dal maestro avrebbe avuto cinque figli, due dei quali riposerebbero accanto alle spoglie della madre nella sagrestia del Convento di San Domenico Maggiore a Napoli. Proprio lì, secondo quanto sostiene Maike Vogt-Lüerssen sulla base delle proprie indagini, si troverebbero anche i resti dello stesso Leonardo, in realtà mai sepolto ad Amboise in quella tomba che venne successivamente profanata.

I resti sarebbero stati dispersi tra la chiesa napoletana, la chiesa di San Nicola di Bari e la chiesa di Vaprio d’Adda.

Unica soluzione al mistero, riesumazione ed esami del DNA per smentire o confermare quello che la studiosa ha ricostruito principalmente sulla base di fonti storiche dell’epoca: attraverso le analisi ed il confronto con i figli di Isabella d’Aragona si potrebbe trovare la soluzione all’interrogativo. La prova principale è costituita oltre che dai chiarissimi riferimenti al casato D’Aragona-Sforza mediante simboli sul vestito della Gioconda, ma soprattutto dalla eccezionale somiglianza tra Isabella d’Aragona e la Gioconda come si evince dal confronto con il volto di Isabella D’Aragona dipinto da Raffaello che la ritrae su di un quadro in esposizione presso il Palazzo Doria di Roma.

La Monna Lisa altro non sarebbe che il diminutivo di L’Isa-bella D’Aragona
(Comparazione grafica a cura del professor Michele Di Pietro, storico, fotografo e ricercatore)

Secondo il centro studi Glinni, Isabella d’Aragona avrebbe poi dato origine alla leggenda della presenza della Gioconda a Lagonegro, in Lucania. La Duchessa, dopo la morte di Galeazzo Sforza, si trasferì nel sud Italia, ed era suo soggiorno frequente il Castello di Monteserico presso Acerenza, ed ancora oggi nei pressi della cittadina lucana esiste una località chiamata «Gioconda». Contestualmente è noto che il genio toscano programmò, con il Nobile De Ligny, grande amico della D’Aragona, un viaggio in Lucania proprio nella zona del Principato Citra, quindi dove è sita la città di Lagonegro, dove probabilmente avvenne l’incontro con la duchessa, in alternativa alla suindicata località nei pressi di Acerenza. Da tale episodio deriverebbe quindi la notissima storia della presenza della Gioconda in Lucania.

Altre prove derivano dall’analisi della grafia di Leonardo, che rilevano un carattere decisamente maschile senza alcuna traccia di caratteristiche omosessuali. Un Leonardo decisionista, dotato di grande fantasia, di un grande senso estetico, ma senza alcuna traccia di femminilità, a conferma della sua propensione per il gentil sesso. Ciò che è importante è la marcatura grafologica che delinea un forte senso etico e, dato il periodo storico in cui è vissuto il genio, è impensabile che un uomo dotato di retta etica potesse essere un sodomita. Del resto sono notissimi gli scontri che ebbe con Michelangelo, la cui omosessualità è acclarata, mentre è nota la sua grande amicizia con il pittore Raffaello, che di contro notoriamente faceva strage del gentil sesso.

Leonardo da Vinci, suscitò in vita tantissime gelosie, anche per il suo aspetto fisico decisamente bello ed affascinate. Nel ritratto di Acerenza, oramai attribuito quale autoritratto, Leonardo appare giovane, biondo, con gli occhi azzurri ed uno sguardo decisamente intelligente ed indagatore, che in nulla assomiglia alla ulteriore fantasia circolante, che lo vedrebbe quale soggetto nascosto della Gioconda, nel quale non vi è traccia di occhi azzurri e capelli biondi. Per chi volesse vedere il vero volto di Leonardo, Il ritratto di Acerenza, detto anche tavola Lucana, sarà in mostra al castello Doria, di Roma-Valmontone a partire dal 20 luglio, fino alla metà di settembre.

La mostra sarà preceduta da una conferenza stampa scientifica che si terrà presso i Musei Capitolini, sala Pietro da Cortona, il 26 giugno, dove saranno svelate le ultime ricerche scientifiche a conferma dell’autografia del ritratto.

P.S.: Nel 2010, circa il «ritratto di Acerenza», Vittorio Sgarbi alzò un vanaglorioso ed inutile polverone e parlò di falso e di mistificazione. Non si fece attendere la risposta netta da Avellino: «Sgarbi parla di un dipinto dell’Ottocento – dice Nicola Barbatelli, scopritore dell’opera – ignorando pretestuosamente gli esiti di accurate indagini scientifiche a sostegno dell’autenticità dell’opera. Non l’ha visto. Ha potuto analizzare solo una foto ed alla fine ha detto: È talmente bella che non può essere di Leonardo. Se questi sono argomenti validi…».

(Per gentile concessione del Centro Studi Glinni di Acerenza e professor Carlo Di Pietro)

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Inserito su www.storiainrete.com il 22 maggio 2012

24 Commenti

  1. complimenti, la teoria regge perfettamente, Leonardo da Vinci non morì in quel castellotto nella Loira, Giorgio Vasari ci descrive quel pelo che nasce dal poro della carne avendo a sua disposizione la Gioconda del Leon, e non poteva stare in nessun altro posto, lui lo storico del Duca di Firenze, dove poteva averla vista per descrivene così tante minuzie se non in casa della Famiglia de’ Medici! La madre di Leonardo era una Tornabuoi, stesso cognome della madre di Lorenzo il Magnifico! Caterina de’ Medici nasce nello stesso anno che muore il grande maestro, 1519. Gli daranno il nome della madre di Leonardo, “Caterina”! Strana coincidenza! il nostro da Vinci, lasciò scritto su un foglio già fitto di appunti, tutto in minuscolo, “i medici mi hanno creato e mi hanno rovinato”. In italia abbiamo tutto per ricostruire questa vicenda, ci manca gente come questa bravissima ricercatrice che accetta di farsi anche critare, ma gli auguro di cuore di prodeguire con successo alla ricerca della storia celata dalla pochezza intellettuale dei nostri; Chiamiamoli,” titolati storici “.!! Roberto Grazioli Asti

  2. Nel Rinascimento erano le indagini che trovavano il colpevole. Il processo comminava la pena.
    Il processo per sodomia, fu contro Leonardo Tornabuoni (Lorenzo il Magnifico era figlio di Lucrezia Tornabuoni) e un gruppo di suoi amici depravati (uno era Leonardo da Vinci). Vennero “Absoluti”, cioé “perdonati” (come il credente cattolico che riceve l’assoluzione, cioé il perdono, dopo la confessione), per non far torto ai Medici.
    In quanto alla severità della Chiesa di Roma… ma per favore. Date un’occhiata alla biografia del Sodoma e di Filippo Lippi. Savonarola era incazzato proprio per la rilassatezza della Chiesa!
    Visto che Leonardo non aveva voluto seguire studi notarili, il padre provò inutilmente con gli studi di Abaco (per farne un contabile), poi gli trovò un posto nella migliore bottega di pittore (dal Verrocchio), ma Leonardo preferì gozzovigliare con i suoi degni compari nobili.
    Così, Lorenzo il Magnifico invece di mandarlo a Roma ad affrescare la Cappella Sistina, se lo tolse dalle scatole mandandolo a Milano (come musico e organizzatore di feste).
    Nel 1964 (50 anni) è uscita la prima biografia (altre l’hanno seguita) che ridimensionava Leonardo, facendone un normalissimo uomo rinascimentale. Lontano dai veri genii rinascimentali come Leon Battista Alberti o Francesco di Giorgio Martini.

  3. tutto molto interessante,ci si può confrontare in maniera costruttiva,ma riguardo all’aspetto dell’Omosessualità,se anche fosse? non toglie niente! Quel che conta è che certe cose siano consensuali o consenzienti;non estorte,senza violenza,tra 2 o 3 persone che sia,solo in caso contrario si interviene anche con opinioni e commenti,se nò silenzio assoluto! che ci importa dell’intimità di Leonardo? o siamo anche noi come i vigliacchi disgustosi vojeur di quel periodo che traevano soddisfazione accusando e trasformando cose per altri belle pulite e soavi in cose orrende sporche ecc… per danneggiare! senza esposizione dei fatti di testimoni oculari veri chi può dire questo e male o bene?

  4. non capisco questo smodato interesse per la sfera sessuale di Leonardo da Vinci. Fuori dai nostri confini intellettuali l’inverosimile mancino fiorentino rappresenta una fonte di studio inesauribile, nel gennaio del 2013 la Gioconda approda sulla Luna con un raggio Laser. Una copia digitale di Leonardo è stata inviata dalla NASA alla sonda Lunar, in orbita attorno al nostro satellite. In questa rivoluzione tuttora in corso dell’informatica, Bill Gates il re del computer l’11 novembre del 1999 si aggiudicò all’asta della Cristie’s per 52 milioni di dollari il Codice Hammer di Leonardo da Vinci, sicuro che in quelle sedici pagine ci sia annotato qualcosa che riguarda gli studi per l’informatica. Leonardo ha scritto su un foglio già fitto di appunti” l’angolo di incidenza della luce è sempre uguale al suo angolo di riflessione” e vale ancora oggi in tutte le aule di fisica. Sembra che dica. ” Uomo del futuro vuoi conoscere la frequenza di un segnale che ti ho inviato e come appare “! Non funziona se non hai la frequenza numerica non serve a nulla il tuo parlare. Serve uno strumento per misurare le grandezze elettriche, in parte analogico in parte digitale. Roberto Grazioli Asti

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