di Manuela Pelati dal Corriere della Sera del 18 ottobre 2013
GIOIELLI, STATUE, BASSORILIEVI – Sono 200 le opere esposte, molte delle quali statue, busti e volti in marmo. Ma anche gioielli in oro, piatti e vasi d’argento finemente decorati, unguentari di vetro soffiato e oggetti di raffinati arredamenti destinati alle domus degli aristocratici, alcuni provenienti da Pompei. E poi bassorilievi celebrativi e storici, camei, statue greche, frutto di bottini di guerra. La mostra intreccia la vita e la carriera di un leader carismatico, un princeps, che riuscì a governare l’impero che andava dalla Spagna alla Turchia, al Maghreb, alla Grecia, alla Germania.
TRA STORIA E ARTE – Tra i busti anche quello di Giulio Cesare e su alcuni bassorilievi è narrata la battaglia di Azio che nel 31 a. C. segnò la sconfitta di Antonio e Cleopatra e il trionfo del princeps Ottaviano. Nato da famiglia pleblea arricchita (ma figlio di una sorella di Cesare), Ottaviano fu prescelto da Cesare come suo successore quando aveva 16 anni.
RITRATTI E STATUE – Tra le sculture più celebri in mostra quella di Augusto di Prima Porta, dove l’imperatore è un condottiero scalzo e dal volto rassicurante, e quella colossale del teatro di Arles, dove il mantello intorno ai fianchi del «divo» Augusto gli rende l’onore del riconoscimento religioso post-mortem. Un appellativo che la moglie Livia si premurò di fargli avere, come lui aveva conferito a Cesare. Durante il principato di Augusto diventano centrali i concetti di pax, pietas e concordia, cantati da poeti del calibro di Virgilio e Orazio, e da tutti gli intellettuali radunati nel circolo di Mecenate. Si forma un nuovo concetto di cultura e di arte. Inoltre a Roma Augusto fa costruire molti monumenti, tra i quali il teatro Marcello, l’Ara Pacis e il mausoleo a lui titolato. Marmi e bassorilievi vanno a sostituire mattoni e cotto.
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