Home Risorgimento Assedio di Gaeta 1860-61. Revisionismo storico o sfascismo?

Assedio di Gaeta 1860-61. Revisionismo storico o sfascismo?

Il seguente video – che circola tramite il blog di Beppe Grillo – mette in luce alcuni controversi aspetti dell’assedio di Gaeta del 1860-1861, quando l’esercito piemontese schiacciò l’ultima resistenza dell’armata duosiciliana asserragliata nella fortezza campana di Gaeta.

Un episodio che senza dubbio è da rivalutare sotto vari aspetti, dall’eroismo dei difensori alla crudele determinazione degli assedianti. Ma è davvero necessario farlo nei termini di questo video?

Esagerazioni, errori marchiani (Garibaldi che dice “obbedisco” a Teano!), incongruenze, uso di una terminologia violentemente denigratoria (l’esercito piemontese chiamato “cialdinesco”) e la deformazione in senso negativo di eventi assolutamente normali (l’evacuazione dei civili in chiave spettacolaristica e come fosse un crimine di guerra)… tutti esempi di come non dovrebbe farsi la storia, e di come il passo fra revisionismo scientifico e uso politico della storia sia brevissimo.

Da vedere per capire quanto far male la storia possa far male al Paese, alla memoria condivisa, e perfino alla causa di chi vorrebbe seriamente revisionare e rivalutare il passato borbonico.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=ZIiH0pyyoDU[/youtube]

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Inoltre ricorda di votare sul duecentesimo anniversario del Conte di Cavour! E’ stato ricordato adeguatamente o no?

E’ stato ricordato adeguatamente il 200° di Cavour?

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28 Commenti

  1. Ho preferito risparmiarmi la lettura di tutti i commenti (i primi due mi sono bastati). Vorrei chiedere a lorsignori: se tutto quello che ci hanno insegnato finora è una truffa e l’Italia è dotata solamente di falsi miti… in cos’altro dovremmo credere?
    Quelli che sembrano essere disposti a dare il sangue, pur di demolire e denigrare in maniera acritica ciò in cui gli altri credono (della serie: buttare il bambino insieme all’acqua sporca), perché invece non si decidono una buona volta a proporci qualcosa di proprio e a dirci cosa dovremmo – al condizionale – preferire, al posto del Risorgimento? In altre parole: se dobbiamo buttare via i “classici” libri di storia, in quale altro evento storico dovremmo riconoscere la nostra identità nazionale?
    Ce lo dicano, gentilmente, questi corifei del “ribellismo storico”, come li chiamo io.

  2. Per Riccardo marini.
    Visto che tu “preferisci risparmiarti le letture dei commenti” allora abbonderai sempre nell’ignoranza e quindi non meriti nemmeno risposte. Tieniti e crogiolati nel “tuo risorgimento”.
    Nupo da Napoli

  3. Egregio sig. Porzio Nunzio,
    l’avere io ammesso di non aver letto tutti QUESTI commenti (qui pubblicati) non la autorizza affatto ad accusarmi di ignoranza! La informo che, per quanto il mio recente ingresso nel mondo degli studi storici me lo consenta, ho già letto svariati volumi sia “pro” che “contro” il Risorgimento. Ho scelto di non leggere tutti questi commenti perché ormai, inevitabilmente, sanno di “già visto”, “già sentito”, e non mi avrebbero apportato ulteriori conoscenze.
    Come io non ho avuto l’insolenza di accusare qualcuno di ignoranza, dato che non posso conoscere le competenze di ciascuno, così pretendo almeno che le mie parole siano prese come un invito, finalmente, a formulare delle critiche costruttive.
    La mia domanda era e rimane semplicemente questa: c’è forse l’intenzione di costruire qualcosa di diverso (magari di nuovo), sulle rovine del Risorgimento, oppure si preferisce sopravvivere sulle aride macerie o morire sotto di esse? Si immagini un panorama da post-conflitto nucleare: è questa la memoria storica che vogliamo lasciare ai posteri?
    Oppure: se il Risorgimento, per alcuni, è stato un periodo storico infernale insieme ai 150 anni di unità, cosa dovremmo fare? Riportare l’Italia com’era uscita dal Congresso di Vienna? O magari ad una fase ancora precedente?
    Se lei, sig. Nunzio, ha fatto una scelta di campo, non è mia intenzione denigrarla o cercare di convertirla, ma non per questo ritenga di avere in mano la verità rivelata, l’unica vera interpretazione giusta della Storia, come io, personalmente, cercherò di fare per quanto mi riguarda.

  4. Si parla sempre di Nord (teorico sfruttatore) e di Sud (povera vittima) …. eppure nei primi anni dell’Unità il Sud aveva circa il 40% dei parlamentari, infatti mancavano Veneto, Lazio e Friuli e Trentino arriveranno molto più tardi …. ebbene con tanti parlamentari e importanti ministri il Sud che faceva ? …… forse alla base dei problemi del Sud easiste un “servilismo”, che ieri come oggi lo pone in posizione di trasformarsi da solo in colonia, in pratica il Sud è vittima di sé stesso, anche se tale attitudine è nata e si è consolidata durante la multi-secolare negativa dominazione ispanico e dei suoi successori borbonici,…. che gli spagnoli fossero cattivi amministratori basta vedere la differenza tra il Nord America (inglese) e il Sud America (spagnolo) ….

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