di Marco Bresolin da La Stampa del 16 febbraio 2016
Vuoi saperne di più? Leggi Storia in Rete n. 75!
Un passo necessario, dopo quello – decisivo – che trasferirà la proprietà della Casa del Fascio dal demanio al Comune. A dicembre lo Stato ha infatti avviato le pratiche per la cessione (a titolo gratuito) dell’edificio che negli Anni Trenta ospitava la sede del partito. A inizio marzo ci sarà la firma definitiva e si potrà partire con la fase operativa. Per Giorgio Frassineti, sindaco Pd, è un sogno che si realizza. Da anni si batte con invidiabile caparbietà per riportare la storia in quel palazzo di tre piani (con annessa torre littoria) oggi totalmente abbandonato, infestato da topi e guano. «Vogliamo dare un contributo alla Storia del nostro Paese» dice passeggiando davanti alle vetrine dei negozi di «souvenir», che non sono certo il miglior biglietto da visita per un paese che ha l’ambizione di diventare meta di studiosi e non solo di adunate post-fasciste. Però oggi Predappio è questo. Magliette e uniformi della X Mas appese vicino ai calendari del Duce in offerta (tre per sei euro). Il body per neonati con la scritta «Per un mondo più pulito, torna zio Benito» accanto alla mazza di legno marchiata «Me ne frego». Per avere un’idea del pensiero del visitatore-tipo basta fare un giro nel cimitero. Varcato il cancello, in fondo a destra si trova la cripta di Mussolini. Davanti all’enorme busto, sopra un banco avvolto nel tricolore, i nostalgici si inginocchiano e lasciano dediche su un quaderno. Slogan, frasi fatte. Qualche richiamo all’attualità: «Torna un po’ a sistemare l’Italia che è alla rovina. A noi, Duce», ha scritto ieri Maria Grazia Griccini da Monte Urano, nel Fermano.
Poi bisognerà trovare i fondi per la gestione, che verrà affidata a una Fondazione creata ad hoc: in Comune stanno già arrivando diverse offerte di donazioni. Ma il percorso rimane un terreno minato e le polemiche sono già dietro l’angolo. L’Anpi tiene gli occhi ben aperti. «Abbiamo collaborato al progetto e la nostra presenza è volta a garantire che non ci siano aspetti celebrativi – spiega Carlo Sarpieri, presidente provinciale dell’associazione partigiani – per questo vigileremo affinché si rispetti il massimo rigore storico-scientifico». Per il resto garantisce Palazzo Chigi.
Credo che il museo sarebbe molto interessante, il fascismo è stata una disgrazia ma rappresenta comunque una bella fetta della nostra storia, nascondere la testa nella sabbia è stupido e forse persino controproducente. Però continuo ad avere dubbi sul fatto che il progetto vada in porto.
“Il fascismo è stata una disgrazia”. Evviva i luoghi comuni. Ed il conformismo. Prima di esprimere giudizi moralistici bigotti su un fenomeno complesso e su un’epoca dalla enorme stratificazione concettuale, bisognerebbe studiare la storia senza giudicare. Non vorrà il signor Alessandro Tantussi che noi, popolo italiano, si debba ancora per altri 70 anni censurare la verità perché dovremmo vivere, come piacerebbe a Lei ed a quelli come Lei, ancora nella menzogna?
Caro De Felice, io non ho niente contro il museo del fascismo, sarebbe una cosa interessante, tutto quello che contribuisce ad approfondire la conoscenza dei fatti storici è sempre un bene. Ma resta il fatto che il fascismo è stata una disgrazia per gli italiani, forse è possibile perfino che non lo fosse nelle intenzioni, ma i fatti parlano chiaro, tu puoi essere fascista, a me non frega proprio nulla. Ma non ti arrampicare sugli specchi con le “stratificazioni concettuali”, le nefaste conseguenze del regime fascista sono oggettive, documentate e storicamente incontrovertibili. A non riconoscerlo sono rimasti veramente in pochi irriducibili.
Non discuto con coloro le cui percezioni sono distorte (più o meno inconsapevolmente) dai pregiudizi, specie quando i pregiudizi vengono sfruttati per fini ideologici. Perché, caro Tantussi, mi porrei al Tuo stesso livello, e Tu mi batteresTi per ignoranza, malafede e conformismo acuti. Tanto Ti dovevo.
Alessandro De Felice: per me puoi pensarla come ti pare, resta il fatto che sei un gran maleducato.