di Donatella Alfonso da Repubblica dell’8 giugno 2012
Mentre il programma prevede quattro giorni di dibattiti, lezioni, spettacoli – tra cui un concerto dei Modena City Ramblers – il segnale forte vuole essere anche quello della solidarietà, visto che ci si trova in territorio emiliano: tra gli invitati, anche i sindaci di Novi e di Cento, devastati dal terremoto 2, a cui l’Anpi donerà parte dei fondi raccolti durante la festa.
Più che testimonianza e ricordo, politica vera: quella che i partiti sembrano fare poco o nulla, e che spiega la grande attenzione – da parte dei giovani e non solo dei vecchi partigiani – verso l’Anpi. I temi su cui si concentreranno i dibattiti sono la richiesta di verità e giustizia per le stragi naziste, il diffondersi dei neofascismi in Europa, il destino delle donne islamiche dopo la primavera araba (non così positivo come ci si augurava durante le rivolte, come ha sottolineato Smuraglia presentando il dibattito che include giornaliste, studiose, blogger e attiviste, da Farian Sabahi a Francesca Caferri, da Leena Ben Mhenni a Aya Homsi) e, infine, la cultura della legalità contro la mafia (tra gli altri parteciperanno Armando Spataro, Nando dalla Chiesa, Benedetta Tobagi).
“Il tema della giustizia alle vittime – spiega il presidente dell’Anpi – resta la nostra principale preoccupazione. Basti pensare che il prossimo 15 giugno si svolgerà a Roma l’udienza preliminare per la strage di Cefalonia. Un ritardo inaccettabile che l’Anpi farà presente al governo italiano”.
Ci sarà spazio anche per parlare di legge elettorale e “voglie” di presidenzialismo – che Smuraglia boccia, come ogni altra suggestione dirigistica che tolga peso alla figura attuale del presidente della Repubblica – nonché di respingere ancora una volta ogni proposta di accorpare in un’unica ricorrenza le date del 25 aprile e 2 giugno, come vorrebbe il Pdl.
Ma è vero che la crisi economica è uno dei grandi temi e dei rischi da non sottovalutare: e rafforzare la memoria è necessario. Perché “fu la crisi economica e sociale a portare alle grandi dittature dei primi del Novecento. I rigurgiti neonazisti in Grecia, e quello che sta accadendo in Ungheria in questi anni, sono un campanello d’allarme da non sottovalutare”.
Anche se la festa è dedicata a tutte le vittime delle stragi nazifasciste (inaugurazione alle 16.30 di giovedì 14 nella sala consiliare del comune di Marzabotto), si parlerà quindi più di attualità che di storia. A partire dalla “normalità” della Resistenza. Quella da cui – insistono i promotori – far ripartire il futuro.
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Inserito su www.storiainrete.com il 9 giugno 2012
Quella di Marzabotto fu una strage efferata e particolarmente crudele perchè compiuta contro civili inermi come purtroppo avvenne in altre parti d’Italia. TUTTI la dobbiamo deprecare come una nammissibile violazione dello ‘ius gentium’ e ciò lodevolmente avviene tutti gli anni.
Ad essa però non è lontanamente paragonabile quanto avvenne a Cefalonia con cui NON c’entra niente l’ANPI -che tutela il ricordo dei Partigiani- poichè là si ebbe uno scontro tra i MILITARI tedeschi e quelli italiani ai quali il Governo Badoglio ORDINO’ di Combattere SENZA aver dichiarato guerra alla Germania.
In merito essendo lo scrivente PARTE OFFESA nel Processo che inizierà il 15 prossimo credo riporto un mio articolo sull’argomento:
CEFALONIA
“La fucilazione dei militari italiani prigionieri di una guerra NON dichiarata”
Il 15 giugno prossimo si terrà al Tribunale Militare di Roma l’Udienza preliminare relativa
alla Richiesta di rinvio a giudizio (all. 1) dell’ex militare tedesco Alfred STORK imputato di
CONCORSO PERSONALE N VIOLENZA CON OMICIDIO CONTINUATO COMMESSA DA
MILITARI NEMICI IN DANNO DI MILITARI ITALIANI PRIGIONIERI DI GUERRA
alla quale parteciperà -in qualità di PARTE OFFESA- anche lo scrivente il cui Padre magg.
Federico Filippini comandante il Genio della Divisione ‘Acqui’ venne fucilato il 25 settembre
1943.
A prima vista ciò può configurarsi come un lodevole tentativo suscettibile -pur se con
eccessivo ritardo- di portare alla punizione di uno dei pochi responsabili tedeschi ancora in
vita attraverso un ulteriore accertamento dei fatti che -incredibile a dirsi- ancora oggi
presentano aspetti non chiari come in anni di studi e ricerche ho avuto modo di rilevare nei
miei libri o di esporre in convegni dedicati all’argomento e in una serie di articoli riportati in
riviste e nel web come alla Procura Militare di Roma sanno bene avendone inseriti alcuni tra i
Documenti allegati alle indagini del procedimento in questione analogamente a quanto già
fatto nel precedente processo ‘Muhlhauser’ del 2009 estinto -come si ricorderà- per morte
dell’imputato a novembre dello stesso anno.
Ciò doverosamente premesso non posso però esimermi dal rilevare che sull’encomiabile
attività istruttoria compiuta dalla Procura Militare grava un’ inesattezza STORICA
-addirittura CLAMOROSA- che rischia di renderla inefficace o improduttivo di effetti
riguardando essa addirittura il Titolo del Reato imputato allo Stork.
Infatti nel Capo di imputazione si legge che la ‘Violenza con omicidio’ imputata allo Stork
venne commessa “ IN DANNO DI MILITARI ITALIANI “PRIGIONIERI DI GUERRA” e a
sostegno si riporta la prima parte dell’art. 211 1^ parte relativo al “militare che usa violenza o
minaccia o commette ingiuria contro un PRIGIONIERO DI GUERRA…” richiamando altresì
l’art. 195 Cod. pen. Mil. Pace in cui si specifica che la violenza suddetta è ancor più
gravemente sanzionata quando consiste nell’ OMICIDIO.
Appare quindi chiaro e ben delineato il richiamo -nel CAPO DI IMPUTAZIONE a carico
dello Stork- alla qualità di ‘PRIGIONIERO DI GUERRA’ dei nostri militari sottoposti ad
esecuzione a Cefalonia IN VIOLAZIONE della tutela loro garantita ed assicurata da tutta
una serie di norme concordate fin dal 1929 e ricomprese nei vari articolati della ben nota
Convenzione di Ginevra il cui presupposto è OVVIAMENTE l’ESISTENZA di uno STATO
DI GUERRA tra paesi belligeranti, nel caso specifico tra la Germania e l’Italia, affinchè essa
possa trovare applicazione.
Proprio su questo punto si palesa chiaramente l’ERRATO PRESUPPOSTO su cui si fonda la
Richiesta di Rinvio a Giudizio dello Stork cui viene addebitato di aver ucciso dei ‘Prigionieri
di Guerra’ che TALI NON ERANO perchè all’epoca dei ‘fatti’ di Cefalonia TERMNATI con
le esecuzioni dei giorni 24 e 25 settembre 1943 NON ESISTEVA ALCUNO STATO DI
GUERRA TRA I DUE PAESI e di conseguenza ai nostri militari -che pur avevano obbedito
all’ORDINE DI RESISTERE inviato loro dal Governo Badoglio- era inapplicabile la
Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra qualità ad essi non spettante e -sempre per
effetto della predetta Convenzione- SOSTITUITA da quella di ‘partigiani o ‘franchi tiratori’
come tali fucilabili sul posto al momento della cattura.
Chi più felice del sottoscritto qualora essi l’avessero posseduta e con loro mio Padre?
Purtroppo l’ignavia, l’infamia e la vigliaccheria del Governo Badoglio fuggito a Brindisi con il
suo Comando Supremo giunse al punto di inviare il 13 settembre ’43 al malcapitato gen.
Gandin un Ordine di Resistere conservato negli Archi Militari e stranamente -ma non tantopoco
conosciuto di questo tenore: “N. 1029 Comando Supremo – Comunicate at generale
Gandin che deve resistere con le armi a intimazione tedesca di disarmo a Cefalonia Corfù et
altre isole”. (all. 2).
Incredibile ma vero: si ORDINO’ ai nostri Soldati di sparare contro i tedeschi -formalmente
ancora alleati- SENZA aver DICHIARATO GUERRA ALLA GERMANIA che lo fu solo il 13
ottobre successivo con la conseguenza che FINO A TALE DATA i nostri Militari catturati dai
tedeschi furono passibili di fucilazione immediata perchè considerati ‘partigiani’ o ‘franchi
tratori’ come spesso avvenne non solo a Cefalonia e Corfù ma soprattutto nei Balcani dove
oltre mezzo milione di Soldati furono lasciati alla mercè dell’ex alleato inferocito per quello
che -purtroppo a ragione- considerò un tradimento consumato ai suoi danni.
Ciò tra l’altro non potè non meravigliare -in negativo- gli Alleati come risulta dal colloquio
avvenuto il 29 settembre 1943 -quando a Cefalonia si era consumato il dramma- tra il
Comandante in capo Alleato Eisenhower e i membri del nostro governo a bordo della
corazzata ‘Nelson’ nelle acque di Malta in occasione della firma del cd ‘armistizio lungo’ .
Di esso esiste il testo stenografico che riportiamo a DEFINITIVA RIPROVA dell’inesistenza
di una DICHIARAZIONE di GUERRA alla Germania da parte del Governo ‘Badoglio’ che
malgrado ciò non aveva avuto remore nell’ ORDINARE alla div. Acqui di combattere contro i
tedeschi ben conscio delle conseguenze che ne sarebbero derivate..
Ne riportiamo il testo stenografico su cui si è sempre SORVOLATO in Italia quasi
certamente per non smentire la falsa versione della SPONTANEA RESISTENZA (!!) dei
nostri militari al ‘neo -nemico’ tedesco, traendola da uno dei tanti siti
http://ricordare.wordpress.com/perche-ricordare/049-larmistizio-e-la-guerra-alla-germania/
esistenti nel web:
“Il Maresciallo Alexander e l’Ammiraglio Cunningham definirono quanto avveniva a Cefalonia
(ma era già avvenuto) una “lotta pazzesca e inutile”. E al successivo incontro di Malta con i
membri del governo Badoglio, con un piuttosto turbato Eisenhower, ci fu il seguente
agghiacciante e cinico colloquio:
EISENHOWER: “Desidero sapere se il governo italiano è a conoscenza delle condizioni fatte dai
tedeschi ai prigionieri italiani (nelle isole, compresa Cefalonia ndr.) in questo intervallo di tempo
in cui l’Italia combatte la Germania senza averle dichiarato guerra”.
AMBROSIO: Sono sicuro che i tedeschi li considerano partigiani”.
EISENHOWER: Quindi passibili di fucilazione ?”.
BADOGLIO: “Senza dubbio”.
EISENHOWER: “Dal punto di vista alleato la situazione può anche restare com’è attualmente,
ma per difendere questi uomini, nel senso di farli divenire combattenti regolari, sarebbe assai più
conveniente per l’Italia dichiarare la guerra”.
A ciò si aggiunga che prima di presentare la Dichiarazione di Guerra alla Germania il 13
ottobre 1943 -quindi a tragedia avvenuta- la div. Acqui non sapeva nemmeno -dopo tre giorni
dall’armistizio !- successivo come comportarsi con i tedeschi e lo seppe solo il giorno 11
quando, in risposta alle disperate richieste del gen. Gandin il Comando Supremo comunicò
che le ‘truppe tedesche dovevano essere considerate come nemiche”.
Un semplice tele in luogo di una Dichiarazione di Guerra che sarebbe venuta dopo più di un
mese !! Questo il ‘modus agendi’ della banda di vigliacchi irresponsabili del Governo
Badoglio !!.
Da ciò derivò il comportamento belluino dei tedeschi che considerarono i nostri Militari alla
stregua di ‘partigiani’ e NON di ‘prigionieri di guerra’: una definizione che è pertanto una
INAMMISSIBILE FORZATURA della realtà che con il presente articolo mi limito a
segnalare a chi di dovere sia esso l’accusa, la difesa o l’organo gudicante del processo che si
vuole instaurare contro lo Stork a mio parere fortemente INFICIATO nei suoi presupposti.
Massimo Filippini
Orfano del magg. Federico Filippini Comandante il genio della Div. Acqui fucilato il 25 settembre 1943
In merito all’accenno fatto dall’ANPI a Cefalonia osservo che la vulgata fraudolenta su Cefalonia di cui l’ANPI, ormai declassata -per morte di quasi tutti i partigiani- ad Ass. ne Nipoti Partigiani d’Italia, si vuole fare prepotentemente portatrice, sorvola sulla ‘mancata dchiarazione di Guerra alla Germania’ che fu alla base della vicenda. Come se in guerra fosse normale ordinare ai propri soldati di SPARARE sul loro Alleato SENZA subìre -come purtroppo (v. link) avvenne a Cefalonia ed altrove- gravi conseguenze per di più in linea con le leggi internazionali. Ripeto ‘purtroppo’ perchè si dà il caso che là c’era anche mio Padre..
Massimo Filippini
http://www.cefalonia.it/BADOGLIO_ED_AMBROSIO:_I_VERI_RESPONSABILI_DI_CEFALONIA.html