Home Stampa italiana 2 Dal 14 al 17 giugno a Marzabotto festa nazionale dell’ANPI

Dal 14 al 17 giugno a Marzabotto festa nazionale dell’ANPI

“La memoria batte nel cuore del futuro”. Non è solo lo slogan che accompagna la terza festa nazionale dell’Anpi, organizzata dall’Associazione nazionale partigiani dal 14 al 17 giugno a Marzabotto, dove i tedeschi il 5 ottobre del 1944 uccisero 770 civili. Ma anche un modo per raccogliere sempre più giovani – e non è un caso che siano migliaia i ragazzi e le ragazze iscritti negli ultimi anni a sempre nuove sezioni territoriali – intorno ai valori dell’antifascismo, della Resistenza e della Costituzione. “Cioè i veri capisaldi della democrazia e del suo futuro”, come ha sottolineato a Roma, presentando il programma, il presidente nazionale Anpi Carlo Smuraglia.

di Donatella Alfonso da Repubblica dell’8 giugno 2012 

Mentre il programma prevede quattro giorni di dibattiti, lezioni, spettacoli – tra cui un concerto dei Modena City Ramblers – il segnale forte vuole essere anche quello della solidarietà, visto che ci si trova in territorio emiliano: tra gli invitati, anche i sindaci di Novi e di Cento, devastati dal terremoto 2, a cui l’Anpi donerà parte dei fondi raccolti durante la festa.

Più che testimonianza e ricordo, politica vera: quella che i partiti sembrano fare poco o nulla, e che spiega la grande attenzione – da parte dei giovani e non solo dei vecchi partigiani – verso l’Anpi. I temi su cui si concentreranno i dibattiti sono la richiesta di verità e giustizia per le stragi naziste, il diffondersi dei neofascismi in Europa, il destino delle donne islamiche dopo la primavera araba (non così positivo come ci si augurava durante le rivolte, come ha sottolineato Smuraglia presentando il dibattito che include giornaliste, studiose, blogger e attiviste, da Farian Sabahi a Francesca Caferri, da Leena Ben Mhenni a Aya Homsi) e, infine, la cultura della legalità contro la mafia (tra gli altri parteciperanno Armando Spataro, Nando dalla Chiesa, Benedetta Tobagi).

“Il tema della giustizia alle vittime – spiega il presidente dell’Anpi – resta la nostra principale preoccupazione. Basti pensare che il prossimo 15 giugno si svolgerà a Roma l’udienza preliminare per la strage di Cefalonia. Un ritardo inaccettabile che l’Anpi farà presente al governo italiano”.

Ci sarà spazio anche per parlare di legge elettorale e “voglie” di presidenzialismo – che Smuraglia boccia, come ogni altra suggestione dirigistica che tolga peso alla figura attuale del presidente della Repubblica – nonché di respingere ancora una volta ogni proposta di accorpare in un’unica ricorrenza le date del 25 aprile e 2 giugno, come vorrebbe il Pdl.

Ma è vero che la crisi economica è uno dei grandi temi e dei rischi da non sottovalutare: e rafforzare la memoria è necessario. Perché “fu la crisi economica e sociale a portare alle grandi dittature dei primi del Novecento. I rigurgiti neonazisti in Grecia, e quello che sta accadendo in Ungheria in questi anni, sono un campanello d’allarme da non sottovalutare”.

Anche se la festa è dedicata a tutte le vittime delle stragi nazifasciste (inaugurazione alle 16.30 di giovedì 14 nella sala consiliare del comune di Marzabotto), si parlerà quindi più di attualità che di storia. A partire dalla “normalità” della Resistenza. Quella da cui – insistono i promotori – far ripartire il futuro.

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Inserito su www.storiainrete.com il 9 giugno 2012

2 Commenti

  1. Quella di Marzabotto fu una strage efferata e particolarmente crudele perchè compiuta contro civili inermi come purtroppo avvenne in altre parti d’Italia. TUTTI la dobbiamo deprecare come una nammissibile violazione dello ‘ius gentium’ e ciò lodevolmente avviene tutti gli anni.
    Ad essa però non è lontanamente paragonabile quanto avvenne a Cefalonia con cui NON c’entra niente l’ANPI -che tutela il ricordo dei Partigiani- poichè là si ebbe uno scontro tra i MILITARI tedeschi e quelli italiani ai quali il Governo Badoglio ORDINO’ di Combattere SENZA aver dichiarato guerra alla Germania.
    In merito essendo lo scrivente PARTE OFFESA nel Processo che inizierà il 15 prossimo credo riporto un mio articolo sull’argomento:
    CEFALONIA
    “La fucilazione dei militari italiani prigionieri di una guerra NON dichiarata”
    Il 15 giugno prossimo si terrà al Tribunale Militare di Roma l’Udienza preliminare relativa
    alla Richiesta di rinvio a giudizio (all. 1) dell’ex militare tedesco Alfred STORK imputato di
    CONCORSO PERSONALE N VIOLENZA CON OMICIDIO CONTINUATO COMMESSA DA
    MILITARI NEMICI IN DANNO DI MILITARI ITALIANI PRIGIONIERI DI GUERRA
    alla quale parteciperà -in qualità di PARTE OFFESA- anche lo scrivente il cui Padre magg.
    Federico Filippini comandante il Genio della Divisione ‘Acqui’ venne fucilato il 25 settembre
    1943.
    A prima vista ciò può configurarsi come un lodevole tentativo suscettibile -pur se con
    eccessivo ritardo- di portare alla punizione di uno dei pochi responsabili tedeschi ancora in
    vita attraverso un ulteriore accertamento dei fatti che -incredibile a dirsi- ancora oggi
    presentano aspetti non chiari come in anni di studi e ricerche ho avuto modo di rilevare nei
    miei libri o di esporre in convegni dedicati all’argomento e in una serie di articoli riportati in
    riviste e nel web come alla Procura Militare di Roma sanno bene avendone inseriti alcuni tra i
    Documenti allegati alle indagini del procedimento in questione analogamente a quanto già
    fatto nel precedente processo ‘Muhlhauser’ del 2009 estinto -come si ricorderà- per morte
    dell’imputato a novembre dello stesso anno.
    Ciò doverosamente premesso non posso però esimermi dal rilevare che sull’encomiabile
    attività istruttoria compiuta dalla Procura Militare grava un’ inesattezza STORICA
    -addirittura CLAMOROSA- che rischia di renderla inefficace o improduttivo di effetti
    riguardando essa addirittura il Titolo del Reato imputato allo Stork.
    Infatti nel Capo di imputazione si legge che la ‘Violenza con omicidio’ imputata allo Stork
    venne commessa “ IN DANNO DI MILITARI ITALIANI “PRIGIONIERI DI GUERRA” e a
    sostegno si riporta la prima parte dell’art. 211 1^ parte relativo al “militare che usa violenza o
    minaccia o commette ingiuria contro un PRIGIONIERO DI GUERRA…” richiamando altresì
    l’art. 195 Cod. pen. Mil. Pace in cui si specifica che la violenza suddetta è ancor più
    gravemente sanzionata quando consiste nell’ OMICIDIO.
    Appare quindi chiaro e ben delineato il richiamo -nel CAPO DI IMPUTAZIONE a carico
    dello Stork- alla qualità di ‘PRIGIONIERO DI GUERRA’ dei nostri militari sottoposti ad
    esecuzione a Cefalonia IN VIOLAZIONE della tutela loro garantita ed assicurata da tutta
    una serie di norme concordate fin dal 1929 e ricomprese nei vari articolati della ben nota
    Convenzione di Ginevra il cui presupposto è OVVIAMENTE l’ESISTENZA di uno STATO
    DI GUERRA tra paesi belligeranti, nel caso specifico tra la Germania e l’Italia, affinchè essa
    possa trovare applicazione.
    Proprio su questo punto si palesa chiaramente l’ERRATO PRESUPPOSTO su cui si fonda la
    Richiesta di Rinvio a Giudizio dello Stork cui viene addebitato di aver ucciso dei ‘Prigionieri
    di Guerra’ che TALI NON ERANO perchè all’epoca dei ‘fatti’ di Cefalonia TERMNATI con
    le esecuzioni dei giorni 24 e 25 settembre 1943 NON ESISTEVA ALCUNO STATO DI
    GUERRA TRA I DUE PAESI e di conseguenza ai nostri militari -che pur avevano obbedito
    all’ORDINE DI RESISTERE inviato loro dal Governo Badoglio- era inapplicabile la
    Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra qualità ad essi non spettante e -sempre per
    effetto della predetta Convenzione- SOSTITUITA da quella di ‘partigiani o ‘franchi tiratori’
    come tali fucilabili sul posto al momento della cattura.
    Chi più felice del sottoscritto qualora essi l’avessero posseduta e con loro mio Padre?
    Purtroppo l’ignavia, l’infamia e la vigliaccheria del Governo Badoglio fuggito a Brindisi con il
    suo Comando Supremo giunse al punto di inviare il 13 settembre ’43 al malcapitato gen.
    Gandin un Ordine di Resistere conservato negli Archi Militari e stranamente -ma non tantopoco
    conosciuto di questo tenore: “N. 1029 Comando Supremo – Comunicate at generale
    Gandin che deve resistere con le armi a intimazione tedesca di disarmo a Cefalonia Corfù et
    altre isole”. (all. 2).
    Incredibile ma vero: si ORDINO’ ai nostri Soldati di sparare contro i tedeschi -formalmente
    ancora alleati- SENZA aver DICHIARATO GUERRA ALLA GERMANIA che lo fu solo il 13
    ottobre successivo con la conseguenza che FINO A TALE DATA i nostri Militari catturati dai
    tedeschi furono passibili di fucilazione immediata perchè considerati ‘partigiani’ o ‘franchi
    tratori’ come spesso avvenne non solo a Cefalonia e Corfù ma soprattutto nei Balcani dove
    oltre mezzo milione di Soldati furono lasciati alla mercè dell’ex alleato inferocito per quello
    che -purtroppo a ragione- considerò un tradimento consumato ai suoi danni.
    Ciò tra l’altro non potè non meravigliare -in negativo- gli Alleati come risulta dal colloquio
    avvenuto il 29 settembre 1943 -quando a Cefalonia si era consumato il dramma- tra il
    Comandante in capo Alleato Eisenhower e i membri del nostro governo a bordo della
    corazzata ‘Nelson’ nelle acque di Malta in occasione della firma del cd ‘armistizio lungo’ .
    Di esso esiste il testo stenografico che riportiamo a DEFINITIVA RIPROVA dell’inesistenza
    di una DICHIARAZIONE di GUERRA alla Germania da parte del Governo ‘Badoglio’ che
    malgrado ciò non aveva avuto remore nell’ ORDINARE alla div. Acqui di combattere contro i
    tedeschi ben conscio delle conseguenze che ne sarebbero derivate..
    Ne riportiamo il testo stenografico su cui si è sempre SORVOLATO in Italia quasi
    certamente per non smentire la falsa versione della SPONTANEA RESISTENZA (!!) dei
    nostri militari al ‘neo -nemico’ tedesco, traendola da uno dei tanti siti
    http://ricordare.wordpress.com/perche-ricordare/049-larmistizio-e-la-guerra-alla-germania/
    esistenti nel web:
    “Il Maresciallo Alexander e l’Ammiraglio Cunningham definirono quanto avveniva a Cefalonia
    (ma era già avvenuto) una “lotta pazzesca e inutile”. E al successivo incontro di Malta con i
    membri del governo Badoglio, con un piuttosto turbato Eisenhower, ci fu il seguente
    agghiacciante e cinico colloquio:
    EISENHOWER: “Desidero sapere se il governo italiano è a conoscenza delle condizioni fatte dai
    tedeschi ai prigionieri italiani (nelle isole, compresa Cefalonia ndr.) in questo intervallo di tempo
    in cui l’Italia combatte la Germania senza averle dichiarato guerra”.
    AMBROSIO: Sono sicuro che i tedeschi li considerano partigiani”.
    EISENHOWER: Quindi passibili di fucilazione ?”.
    BADOGLIO: “Senza dubbio”.
    EISENHOWER: “Dal punto di vista alleato la situazione può anche restare com’è attualmente,
    ma per difendere questi uomini, nel senso di farli divenire combattenti regolari, sarebbe assai più
    conveniente per l’Italia dichiarare la guerra”.
    A ciò si aggiunga che prima di presentare la Dichiarazione di Guerra alla Germania il 13
    ottobre 1943 -quindi a tragedia avvenuta- la div. Acqui non sapeva nemmeno -dopo tre giorni
    dall’armistizio !- successivo come comportarsi con i tedeschi e lo seppe solo il giorno 11
    quando, in risposta alle disperate richieste del gen. Gandin il Comando Supremo comunicò
    che le ‘truppe tedesche dovevano essere considerate come nemiche”.
    Un semplice tele in luogo di una Dichiarazione di Guerra che sarebbe venuta dopo più di un
    mese !! Questo il ‘modus agendi’ della banda di vigliacchi irresponsabili del Governo
    Badoglio !!.
    Da ciò derivò il comportamento belluino dei tedeschi che considerarono i nostri Militari alla
    stregua di ‘partigiani’ e NON di ‘prigionieri di guerra’: una definizione che è pertanto una
    INAMMISSIBILE FORZATURA della realtà che con il presente articolo mi limito a
    segnalare a chi di dovere sia esso l’accusa, la difesa o l’organo gudicante del processo che si
    vuole instaurare contro lo Stork a mio parere fortemente INFICIATO nei suoi presupposti.
    Massimo Filippini
    Orfano del magg. Federico Filippini Comandante il genio della Div. Acqui fucilato il 25 settembre 1943

  2. In merito all’accenno fatto dall’ANPI a Cefalonia osservo che la vulgata fraudolenta su Cefalonia di cui l’ANPI, ormai declassata -per morte di quasi tutti i partigiani- ad Ass. ne Nipoti Partigiani d’Italia, si vuole fare prepotentemente portatrice, sorvola sulla ‘mancata dchiarazione di Guerra alla Germania’ che fu alla base della vicenda. Come se in guerra fosse normale ordinare ai propri soldati di SPARARE sul loro Alleato SENZA subìre -come purtroppo (v. link) avvenne a Cefalonia ed altrove- gravi conseguenze per di più in linea con le leggi internazionali. Ripeto ‘purtroppo’ perchè si dà il caso che là c’era anche mio Padre..
    Massimo Filippini

    http://www.cefalonia.it/BADOGLIO_ED_AMBROSIO:_I_VERI_RESPONSABILI_DI_CEFALONIA.html

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