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Marinaio inglese rivela: “La Bismarck voleva arrendersi ma la affondammo ugualmente”

Una bandiera nera ed un segnale in codice morse: con questi due mezzi l’equipaggio della supercorazzata tedesca “Bismarck” aveva cercato di comunicare alle navi britanniche che l’avevano circondata, immobilizzata e massacrata a cannonate che lo scontro era finito e potevano evitarsi altre perdite umane inutili. Ma i segnali furono ignorati, il relitto galleggiante dell’orgoglio della marina di Hitler fu bombardato fin quando i proiettili non trovarono praticamente più nulla da distruggere e alla fine silurata, con centinaia di marinai tedeschi che – dopo essersi gettati in acqua – furono inghiottiti dal gigantesco gorgo generato dallo scafo che affondava. Gli altri furono abbandonati dalle navi britanniche, che dopo averne raccolti solo 110 si diedero alla fuga per paura dell’arrivo degli Uboot tedeschi.

Questa rivelazione è venuta da due marinai britannici, che per tutta la vita hanno mantenuto il segreto su uno dei gesti più maramaldeschi della storia della Royal Navy. Tommy Byers, marinaio a bordo della corazzata “Rodney”, confessò al figlio d’aver veduto un drappo nero – simbolo di volontà di parlamentare – alzarsi a bordo della “Bismarck”: la nave infatti era impossibilitata a manovrare per un blocco ai timoni, e – circondata da un’intera flotta britannica, aveva la sorte segnata. Era dunque probabilmente intenzione consegnarsi prigionieri e autoaffondare la nave (voci su un suo possibile autoaffondamento nonostante il lancio di siluri da parte britannica non sono mai state ufficialmente smentite, e molti testimoni affermarono che quando lo scafo si rovesciò, la nave non aveva subito danni dai siluri inglesi).

Un altro marinaio affermò d’aver ricevuto un segnale morse, ripetuto anche da un eliografo. Entrambi i segnali – il drappo e il morse – furono ignorati dai comandi britannici, che avevano ricevuto l’ordine da Churchill di affondare la “Bismarck” come vendetta per l’ingloriosa fine toccata alla “Hood”, colata a picco dopo soli 5 minuti di battaglia dalle salve da 381 della supercorazzata tedesca.

Le due rivelazioni emergono da un libro sulla caccia alla “Bismarck” uscito per il 70° anniversario del suo affondamento (“Killing The Bismarck” pubblicato da Pen and Sword Books), il 27 maggio 1941, scritto dallo storico britannico Iain Ballantyne. Byers confessò al figlio nel 2004 d’aver visto il drappo nero alzarsi sul rottame fumante della “Bismarck” col suo binocolo, quando oramai la nave tedesca era silenziata e non poteva più rispondere al fuoco per i danni subiti e già i marinai superstiti iniziavano a gettarsi fuori bordo per sfuggire al terribile calore delle lamiere arroventate dagli incendi. Byers comunicò l’avvistamento al suo superiore, tenente cannoniere Crawford, che cinicamente gli rispose: “non voglio sentir parlare di segnali, ora”, aggiungendo l’ordine perentorio di non parlarne più.

Il figlio di Byers ha raccontato il dispiacere del padre di non aver avuto un grado sufficientemente alto per farsi ascoltare, e il rimorso per le centinaia di marinai tedeschi inutilmente uccisi quando la nave nemica era ormai inerme.

Il secondo testimone era il tenente Donald Campbell della contraerea della “Rodney”: avvistò un segnale morse di resa, confermato anche da membri dell’equipaggio del cacciatorpediniere “Dorsetshire”.

La “Bismarck” fu inviata nell’oceano Atlantico ad intercettare il traffico mercantile inglese nel maggio 1941. Si scontrò con l’incrociatore da battaglia “Hood” e la corazzata “King George V” affondando il primo dopo soli 5 minuti di combattimento: l'”Hood”, orgoglio della marina britannica e considerato “la nave più potente del mondo” esplose con quasi tutto l’equipaggio a bordo.

Da quel momento Churchill decretò che la “Bismarck” fosse oggetto di una caccia senza quartiere, mobilitando tutte le forze disponibili. Fortunosamente colpita ai timoni da un siluro aviolanciato, la supercorazzata fu paralizzata alla velocità di soli sei nodi e su una rotta prevedibile che la fece cadere presto nella rete delle flotte inglesi. Circondata da corazzate e cacciatorpediniere britanniche iniziò a combattere senza poter manovrare alle 8:47 del 27 maggio, ma appena tre quarti d’ora dopo tutte le sue artiglierie erano state silenziate dalle bordate inglesi. Dalle 9:31 la “Bismarck” non rispose più al fuoco, ma la “Rodney” e la “King George V” continuarono a martellarne il relitto senza pietà.

La nave affondò alle 10:39, con ancora la bandiera di combattimento a prua e le macchine funzionanti. Portò con sè oltre 2.200 marinai, fra quelli uccisi in combattimento e nel successivo “tiro a bersaglio” effettuato dalle navi inglesi e quelli che furono risucchiati durante l’inabissamento della nave. Altre centinaia furono abbandonati in mare dalle navi inglesi, che interruppero le operazioni di salvataggio alla notizia che degli Uboot si stavano concentrando in quel tratto di mare. 110 superstiti furono tratti a bordo delle navi inglesi e solo altri 5 furono trovati in vita la mattina successiva quando finalmente un Uboot e una nave metereologica tedesca riuscirono a raggiungere il luogo dell’affondamento.

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Inserito su www.storiainrete.com il 16 giugno 2011

8 Commenti

  1. La corazzata che combatté insieme all’incrociatore “Hood” non era la “King George V” bensì la gemella “Prince of Wales”: un’unità nuova alla prima missione operativa e con le artiglierie non collaudate.

  2. La caccia e l’affondamento della Bismarck sono uno dei fatti d’armi più famosi della Seconda Guerra Mondiale. Questi eventi segnarono profondamente l’intero corso della guerra navale relegando le unità di superficie tedesche ad un ruolo sempre più marginale e ribadendo il dominio sul mare della Royal Navy nel teatro dell’Atlantico. In realtà lo scontro tra la Bismarck e l’HMS Hood era stato gestito in maniera incomprensibile dagli inglesi che avevano sul campo forze doppie di quelle tedesche. Due incociatori pesanti (HMS Norfolk ed HMS Suffolk)che tallonavano la Bismarck (e l’incrociatore pesante Prinz Eugen che l’accompagnava) nonché l’incrociatore da battaglia HMS Hood e la corazzata HMS Prince of Wales che dovevano intercettarli. Lo scontro fu gestito malissimo e lo Hood, nave potente ma anziana che aveva “saltato” un indispensabile ciclo di lavori di ammodernamento proprio per via dello scoppio della guerra, saltò in aria dopo pochi minuti lasciando solo 3 superstiti. Come già nella Prima Guerra Mondiale, dopo l’altrettanto tragica sconfitta di Coronel nel Pacifico, la Royal Navy reagì buttando nella mischia forze soverchianti e quando si arrivò al “dunque” – dopo che gli aerosiluranti dell’HMS Ark Royal avevano reso la potente corazzata tedesca non più efficiente di una enorme trottola da 50mila tonnellate capace solo di navigare in circolo (gli stessi aerei, tra l’altro, che avevano polverizzato la flotta italiana a Taranto) – accerchiarono la Bismarck ed i 9 cannoni da 406 mm della Rodney e i 10 da 356 della King George V ebbero facilmente ragione di un’unità che non poteva scappare ed era fuori dal raggio di protezione deli aerei tedeschi basati nella Francia occupata. Consiglio un’attenta metabolizzazione di questa storia attraverso “Caccia alla Bismarck” di Ludovic Kennedy, il migliore libro, ad oggi, sull’argomento. Francamente vedo assai difficile che i marinai tedeschi abbiano anche solo immaginato di arrendersi al nemico. Non è mai stato nella loro tradizione come non lo é mai stato in quella della Royal Navy. Ogni battaglia navale che ha visto questi due popoli contrapposti non ha mai contemplato la resa a nessuna condizione. L’incrociatore da battaglia Scharnhorst, due anni dopo, fu affondato nell’Artico in circostanze non troppo dissimili e nessuno si arrese. Della Bismarck si salvarono in 110, dello Scharnhorst, 36…..La guerra é cosa orribile ed i totalitarismi che la provocano per difendere le loro economie perverse sono il peggio che l’umanità possa produrre. In mezzo, uomini capaci, coraggiosi e buoni, muoiono molto spesso per banali errori di calcolo ma molto raramente, per quanto sembri strano ed irragionevole, scelgono la via della resa anche in situazioni disperate e palesemente inutili. E poi, l’analisi del relitto della Bismarck ha confermato che non furono i siluri dell’incrociatore pesante HMS Dorsetshire a “finire il lavoro” ma le cariche di autoaffondamento. Il comandante, l’ammiraglio e lo stato maggiore erano tutti morti ma chi aveva il comando decise di azionare le cariche che mandarono a fondo lo scafo che, comunque, non avrebbe più potuto navigare (e tanto meno combattere). E questo taglia la testa al toro, a mio modesto giudizio, riguardo qualsiasi ipotesi di resa.

  3. Quoto tutto.
    Non dimentichiamo però che la “caccia alla Bismarck” ebbe successo (solo?) grazie ad “Ultra”, cioè alla decodifica dei messaggi di “Enigma” .
    (copio ed incollo da Wikipedia):

    Dopo aver perso il contatto con la nave tedesca, i britannici presumettero che si stesse dirigendo verso la Norvegia o l’Atlantico e un gran numero di navi furono inviate in mare aperto nella sua ricerca. Non sapendo che i britannici l’avevano persa, l’ammiraglio Lütjens, convinto che gli inglesi conoscessero la sua posizione, inviò un messaggio codificato al suo Comando affermando che si sarebbe diretto in Francia per fare rifornimento di carburante. Il codice con cui il messaggio era cifrato non era ancora stato decodificato dagli inglesi ma la lunghezza della trasmissione consentì ai radar di individuare la direzione da cui proveniva il segnale. Una regola fondamentale nell’invio di un messaggio codificato è di non inviare mai lo stesso testo con due diverse cifrature perché se una delle due è conosciuta dal nemico può essere decifrata anche l’altra. Come risposta ad un’indagine del Capo dello Staff della Luftwaffe, il generale Hans Jeschonnek che aveva un parente a bordo della nave, il messaggio fu ripetuto con la cifratura dell’aviazione tedesca, che i britannici potevano leggere. Ciò permise agli inglesi di identificare l’esatta posizione della Bismarck, ovvero a circa 1 000 km a ovest di Brest. La nave fu attaccata da un aereo della portaerei HMS Ark Royal che danneggiò un’elica e il timone, riducendola a passo d’uomo e ad un movimento circolare. Attaccata in seguito da varie navi britanniche, il suo stesso equipaggio l’affondò il 27 maggio.[3]

    Uno degli ultimi messaggi dalla Bismarck fu:[3]

    KRKRX FLOTT ENCHE FANAN OKMM XXTOR PEDOT REFFE RACHT ERAUS XSCHI FFMAN OEVRI ERUNF AEHIG XWIRK AEMPF ENBIS ZURLE TZTEN GRANA TEXES LEBED ERFUE HRERX

    Ecco come fu “scoperta” la Bismarck, altro che ricognitori!!!
    Credo fermamente che la Storia della 2° GM vada riscritta, tenendo presente tre cose.
    “Ultra”, appunto, che metteva gli Alleati in condizione di conoscere le mosse dell’Asse;
    “Magic”, cioè l’operazione di totale decodifica dei codici Giapponesi (la battaglia delle Midway mise fine alle ambizioni della flotta Giapponese);
    ma, soprattutto,
    “Suvorov” , cioè le notizie divulagate da lui, sulla preparazione dell’URSS alla guerra.

  4. dalle foto del relitto in fondo al mare pare perfetta,
    i tedeschi dissero che si autoaffondò
    c’è da credere a questa versione dei crucc

  5. Nel commentare l’affondamento da parte inglese della corazzata tedesca Bismark Andrea Fasano ha scritto:”La guerra é cosa orribile ed i totalitarismi che la provocano per difendere le loro economie perverse sono il peggio che l’umanità possa produrre”.
    Molto divertente questo commento. Fa ridere ( per non dir di peggio). Mi piacerebbe ( e non sarei il solo) se il sig.Fasano spiegasse ( se ci riesce) in cosa consistettero le economie “perverse” dei paesi “totalitari”. E poi ancora: chi gli ha detto che furono i “totalitarismi” a provocare la II Guerra Mondiale? In poche parole,come si fa ad affermare una cosa del genere,quando la realtà è molto,ma molto diversa da come la vuole far credere lui.Un po’ di serietà non guasterebbe. Purtroppo ho risposto con molto ritardo. Ma ho potuto leggere ,per puro caso,solo adesso quest’affermazione del sig.Fasano.

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