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Achille diventa africano in una serie tv. E in rete scatta la protesta

E’ stato affidato all’attore britannico di origini ghanesi David Gyasi il ruolo dell’eroe greco nella nuova serie Netflix e Bbc«Troy: Fall Of A City». Molti non hanno gradito.
di Chiara Maffioletti dal Corriere della Sera del 24 dicembre 2017
Non avrà i capelli biondi di Brad Pitt [e descritti nei poemi classici NdSiR] l’Achille protagonista di «Troy: Fall Of A City», la nuova serie tv fimata Bbc e Netflix, ispirata all’Iliade. Ispirata, appunto. Perché questa volta — il debutto della fiction è fissato per il prossimo anno — il ruolo dell’eroe greco è stato affidato all’attore britannico David Gyasi, di orgini ghanesi. Tanto è bastato per scatenare diversi malumori in persone evidentemente molto legate alla fedeltà con cui si dovrebbe raccontare il poema di Omero.
La protesta a Hollywood
Il tema razziale, del resto, e’ stato al centro dell’attenzione negli ultimi anni, specie a Hollywood, dove diversi attori e registi — rappresentati virtualmente da Spike Lee — hanno lamentato come per interpreti di origine africana ci siano solo pochissimi ruoli, per lo più secondari. La protesta era arrivata fino all’invito di boicottare gli Oscar del 2016, per sensibilizzare tutta l’industria dello spettacolo su questa questione. C’è chi dice ora che la scelta di affidare il ruolo di Achille all’aitante attore nero sia proprio un tentativo di muoversi nel terreno del politicamente corretto, a discapito dell’accuratezza della ricostruzione del personaggio.

2 Commenti

  1. Il politicamente corretto sta ribaltando la situazione, non e’ politicamente corretto affidare ad un attore di colore il ruolo di Achille! E’ un falso culturale.
    I ruoli marginali dei neri, nei film, e’ dovuto alla marginalita’ della loro storia.
    Non serve, ed e’ molto fastidioso, inserire nei film sempre un attore di colore fisicamente prestante attorniato da bianchi di scarsa prestanza fisica ed estetica!!
    La realta’ e’ un’altra ed e’ molto pericoloso manipolarla, considerato l’alto livello di condizionamento che le fiction hanno.

  2. C’è il precedente di un Passepartout cinese in una recente versione del Giro del Mondo in 80 giorni. Come aveva ragione Spengler!

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