Home Stampa italiana 1 A Cerreto Sannita si fa damnatio memoriae anti-risorgimento

A Cerreto Sannita si fa damnatio memoriae anti-risorgimento

Cerreto Sannita (BN) un comune di quasi 4000 anime che si erge orgoglioso alle porte del Parco Regionale del Matese. Perla economica del Sannio per la sua ceramica variopinta, arricchita dallo stile baroccheggiante già nel lontano 1688 dall’apporto dei “faenzari” (ceramisti napoletani), ma anche per le sue bellezze storiche e paesaggistiche. Oggi torna a far parlare di sé in seguito alla scelta del sindaco Pasquale Santagata e dell’amministrazione comunale di modificare la toponomastica, escludendo i nomi piemontesi e inserendo protagonisti dell’opposizione armata all’Unità d’Italia, accanto ad eccellenze del territorio.
di Marina Simeone dal Barbadillo del 29 febbraio 2016
Cosimo Giordano oltre ad avere intatta ed indicata, anche sul sito ufficiale del Comune, la sua casa natale e la grotta nella quale probabilmente si nascondeva con i briganti, avrà anche la sua titolazione viaria. Cosimo Giordano è stato un caporale regio, poi capobrigante, combattendo con la chiesa e i Borbone contro i Piemontesi, fu condannato a trascorrere i suoi ultimi giorni in carcere e destinato ai lavori forzati per spegnersi nel 1887. Rappresentante altero di un volto del fenomeno “brigantaggio”, che non è stato solo una risposta alla fame, come vorrebbe la critica gramsciana, ma che è stato fenomeno soprattutto politico, grido di libertà e indipendenza da un controllo invasivo straniero mal accettato; un fenomeno per il quale la popolazione ha duramente pagato: molti conoscono le sorti di Pontelandolfo, Casalduni e di altri paesi sanniti, rei di accogliere e difendere i suoi difensori.cover-storia-85-86
Il sindaco Pasquale Santagata, al suo secondo mandato, ci spiega che la scelta di intitolare a Giordano una piazza è giustificata dal fatto che uomini come Cosimo Giordano meritano di essere ricordati e anzi si devono ergersi a simbolo, per rompere l’omertà della cultura legittimata a parlare. Con partecipazione emotiva evidente prosegue nel raccontarci chi è per lui Cosimo Giordano, ovvero un uomo che ha avuto il coraggio di rappresentare i contadini traditi dalle promesse garibaldine, il rappresentante delle speranze di tanti emarginati, dei tanti fucilati da Bixio, di chi ha imbracciato le armi contro l’invasore.
Con la stessa onestà intellettuale con cui mostra le sue idee, essendone orgoglioso, conferma che tale scelta amministrativa è in realtà una provocazione storico-intellettuale, di contributo alla revisione storica risorgimentale.
Si perché si deve definire così la storia che non può essere raccontata, quella stessa storia che l’amato Tacito consigliava di scrivere sine ira et studio, ma che troppa rabbia nasconde ancora negli archivi non aperti, troppa inefficienza e superficialità nelle omissioni dei percorsi di studio ministeriali.
Dal lontano 1985 Pasquale Santagata è impegnato in questo ruolo di “scuotitore di coscienze”, che definisce “un dovere”. In quell’anno, infatti, a Cerreto Sannita, proprio Santagata ha invitato per conto di un’associazione territoriale, l’on. Angelo Manna e Franco Molfese a parlare di brigantaggio. Del convegno esistono atti, quasi esauriti, da cui sono scaturite numerose iniziative. Nel 1991 è stato proprio Manna, ci racconta, ad interpellare Clemente Mastella, Sottosegretario di Stato per la difesa, relativamente alle possibilità di accesso ai documenti sul brigantaggio custoditi presso lo stato maggiore dell’esercito, senza avere dall’impreparato Mastella risposta esaustiva ed adeguata. E quegli archivi rimangono chiusi e muta la storia che vorrebbero raccontarci.
Un atto consapevole quindi, quello del sindaco cerretese, ma coraggioso, unico in Campania per il momento; un atto provocatorio, che emula l’orgoglio punito dei nostri avi e conserva il sapore amaro del riscatto del sud.
@barbadilloit

1 commento

  1. Gentile signora Simeone dal Barbadillo,
    evidentemente a Cerreto Sannita in provincia di Benevento sono in uso metri di valutazione storici e morali sconosciuti al resto dell’umano consorzio, dal momento che il tanto da lei declamato brigante Cosimo Giordano -indipendentemente dal fatto che sia simpatico o meno al suo sindaco-, era un assassino già a 16 anni, pur con tutte le attenuanti del caso. La sua camaleontica figura di opportunista lo portò, dopo la batosta del Volturno, a chiedere di entrare nell’esercito sabaudo dei “detestati invasori” (detestati fino a un certo punto, come si vede), i quali, al censimento del dicembre 1861, avevano già fraternamente accolto nelle proprie fila non meno di 48.000 militari borbonici con uguali gradi e stipendio. Ma al Giordano non toccò questa sorte perchè fu dai “piemontesi” rifiutato, vai a sapere un po’ perchè…..
    Da lì cominciò la sua carriera ascendente nel brigantaggio, una vera e propria agenzia di collocamento per sfaccendati violenti, senza regole e senza legge, verniciata da un po’ di legittimismo borbonico di facciata, più sottile di un foglio di carta velina. Ebbe modo così di compiere indisturbato, anche per conto terzi, una serie di delitti lunga quanto un treno: dai sequestri alle estorsioni, dagli omicidi ai furti ai ricatti alle rapine (come si evince dalla circostanziata sentenza che lo riguarda), tutti in danno dei suoi amatissimi paesani sanniti, senza far differenza fra poveri e meno poveri, fra ricchi e meno ricchi, cosicchè sarebbe venuto sicuramente dritto anche in casa sua e del sindaco. E non erano visite piacevoli, tutt’altro, anche perchè solitamente tali briganti piombavano di notte e non volevano sentir ragioni, pianti, suppliche.
    In questi tempi bui in cui viviamo, più le si spara grosse più si è considerati interessanti. Cosicchè sarà molto interessante vedere che il nome di siffatto individuo che il Regno d’Italia condannò all’ergastolo, è accostato nella toponomastica dell’ameno suo paesello a quello del galantuomo Antonio Venditti, deputato del Regno d’Italia, segno che detto Regno, evidentemente, non è poi tutto da buttar via neanche a Cerreto Sannita.
    Quando si dice la logica aristotelica. E, soprattutto, l’esempio morale e le competenze storiche.
    Maria Cipriano

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