di Luigi Offeddu dal Corriere della Sera del 2 ottobre 2013
La richiesta di riparazioni è stata preannunciata pochi giorni fa all’assemblea generale dell’Onu. La condividono, finora, 14 dei 15 Paesi aderenti alla Caricom. Ed è già stato ingaggiato Martin Day, un celebre avvocato britannico che a suo tempo costrinse Londra a pagare circa 16 milioni di euro ai kenyoti vittime della repressione inglese, durante la rivolta nazionalista dei Mau Mau. Ingaggerà questo duello giuridico con i governi dei 3 Paesi chiamati in causa. Se le trattative non andranno in porto, allora Day presenterà un ricorso all’Aja, alla Corte internazionale di giustizia, che è il massimo organismo giuridico delle Nazioni Unite.
Quanto al capo politico della «crociata», Gonsalves è oggi il primo ministro delle isole St. Vincent e Grenadine, e a dicembre assumerà ufficialmente la sua nuova carica di presidente di turno della Caricom. «Chiederemo delle riparazioni a causa del genocidio e della schiavitù sponsorizzati dagli Stati — ha detto all’Onu —. Gli inglesi hanno ucciso l’80% degli indigeni Callinago nelle mie isole. E ancora oggi, là, le persone di discendenza africana hanno una più alta incidenza di diabete e ipertensione che in qualsiasi altro luogo: come mai questo non c’è nell’Africa Occidentale?». Risposta sottintesa: è stata la «Maafa» con i suoi supplizi secolari: coloro che non affrontarono quei viaggi disumani e poi l’odissea delle piantagioni mantennero un po’ di salute e si lasciarono dietro figli e nipoti più forti.
La questione non è certo nuova, viene dibattuta da molto tempo e a volte con duri scontri di idee: «Ma allora — ironizza per esempio uno dei critici sui blog collegati alla Caricom — secondo voi potrò chiedere anch’io un indennizzo all’Italia? Perché io sono ceco, anzi moravo, e l’imperatore Tiberio invase la mia Moravia negli anni intorno al 6 avanti Cristo. Oppure potrei far causa all’odierno governo della Mongolia, per rifarmi dell’invasione mongola del 1241?».
Gonsalves non sembra però incline allo scherzo. Nei suoi discorsi cita l’ingordigia di Napoleone, che avrebbe chiesto 90 milioni di franchi d’oro per riconoscere l’indipendenza di Haiti. E butta lì: anche l’ex presidente haitiano Jean Bertrand Aristide, anni fa, sollevò la questione degli indennizzi, ma il governo francese «fece in modo, diciamo così, che andasse in esilio volontario».
Ognuno rilegge la cronaca, e la storia, dal suo punto di vista. Ma certi fatti restano, è difficile contestarli. «Wic», così era chiamata con un acronimo la Compagna olandese delle Indie occidentali, fondata nel 1602: nel 1640 deportava «solo» tremila schiavi all’anno, nel 1660 erano già centinaia di migliaia e «Wic» controllava tutta la sua «Costa degli schiavi». Partivano in 600 su un brigantino. Poi li seppellivano là nei Caraibi, dove oggi incrociano gli yacht.
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Lo schiavismo: una vergogna per tutto il mondo
da Storia in Rete n.41
Mi domando se anche l’Italia può fare causa ai paesi del Nord Africa per tutti gli italiani rapiti e resi schiavi nei secoli dai saraceni. Non sarebbe una cattiva idea visto che interi paesi fuorono letteralmente spopolati da queste razzie e potrebbe dare un po’ di linfa alla nostra bistrattata economia e ricordare un periodo della storia troppo spesso dimenticato ed in realtà arrivato fino a metà ‘800.