.
Di Luana Larcan da Repubblica del 12 ottobre 2011
.
La mappa è stata scoperta quasi per caso anni fa in Giappone, dove era arrivata negli anni Venti, e rimasta nei depositi di un museo di Kyoto senza che nessuno si accorgesse del suo valore. Oggi è di proprietà di un collezionista privato, acquistata in Giappone nel 2002 da una società d’asta di Pechino, che l’ha concessa per la prima volta a Roma, senza neanche mai esporla in Cina. A fare un primo sopralluogo, oggi, nel backstage dell’allestimento, di disimballaggio del rotolo, il ministro per i beni culturali Giancarlo Galan. Guanti alle mani e un pizzico di emozione, Galan ha ammirato da vicino la preziosa seta su cui scorrono dipinto con precisione impeccabile e matematica, città e monumenti, dove spicca ben riconoscibile la Mecca. “Per l’Italia è un privilegio – riflette il ministro – Un segno di amore per il nostro paese”. E con un pensiero ai tagli cui è costretto il patrimonio italiano, commenta: “dovremmo dimostrare per la cultura lo stesso amore che i cinesi hanno dimostrato per noi in questo caso, amarla di più, finanziarla di più, essere riconoscenti ai beni culturali che ci distinguono nel mondo”. E la Mappa torna ad essere protagonista: realizzata fra il 1524 e il 1539 nei laboratori della Corte Imperiale, raffigura centinaia di luoghi e soggetti rinomati delle Vie della Seta, un repertorio di 211 toponimi cinesi, molti dei quali traslitterati dal mongolo, dall’uiguro, dal persiano, dall’arabo. Uno spettacolo paesaggistico, caratterizzata dai colori accesi e ben orchestrati negli accordi tonali, soprattutto nei blu e verdi. “E’ un’opera così bella e così ben conservata che le foto avevano fatto pensare a un falso”, racconta il curatore Francesco D’Arelli, professore e Library and Publishing director dell’Isiao, volato pochi giorni fa a Hong Kong per prendere in consegna il rotolo. “Quando l’ho aperto non riuscivo a credere ai miei occhi”, dice. E già sono molti i musei del mondo che se la contendono, dalla Gran Bretagna all’Australia. “Tutti un po’ gelosi per il tributo dato all’Italia”, ironizza il curatore. Ma dopo Roma, la mappa potrebbe approdare a Venezia. Sulla traccia della mappa, la mostra racconterà le Vie della Seta attraverso una selezione di cento manufatti testimonianza delle civiltà del buddhismo, del cristianesimo e dell’Islam tra il II secolo a. C. e il XIV secolo. Il tutto tradotto in un viaggio visivo, sonoro ed emotivo che esplora la ricchezza dei luoghi, delle genti e delle credenze religiose.
_______________________________________
Inserito su www.storiainrete.com il 13 ottobre 2011